Idee, parole, metafore e riflessioni
 
Aneddoti famosi

Aneddoti famosi

Aneddoti di personaggi famosi
Aneddoti di personaggi famosi

Aneddoti famosi. I siriani immaginarono che l’uomo e la donna, creati nel quarto cielo, si azzardarono a mangiare una focaccia, invece dell’ambrosia, che era il loro cibo naturale. L’ambrosia si esalava attraverso i pori; mentre, dopo aver mangiato la focaccia, bisognava andare al cesso. L’uomo e la donna pregarono un angelo d’insegnar loro dove si trovasse detto luogo. Vedete, disse l’angelo, quel piccolissimo pianeta laggiù, a circa sessanta milioni di leghe da qui? E’ il gabinetto dell’universo; andateci subito. essi ci andarono, e ci restarono. E da allora il nostro mondo è quel che è.
François-Marie Arouet Voltaire

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Alessandro Magno, trovandosi ad Atene, volle vedere Diogene. Andò dunque, circondato dalla sua splendida corte, a visitare il filosofo nella sua botte, e, standogli dinanzi, gli domandò che cosa poteva fare per lui e dimostrargli così la sua ammirazione: – Levarti dal sole! – fu la risposta di Diogene. I cortigiani si indignarono per questa risposta altezzosa, ma Alessandro ne restò ammirato e disse: – Se non fossi Alessandro vorrei essere Diogene.

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Un giorno Aristippo portò ad Anassagora la notizia della morte del figlio; il filosofo, senza scomporsi, rispose: “Io già sapevo di averlo fatto mortale”.

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Dopo aver ascoltato una conferenza, Enrico Fermi espresse la sua opinione con una frase del tutto brillante e umoristica, infatti egli disse: “Devo essere sulla via del rimbecillimento; non ho potuto seguire il discorso dello studente di Oppenheimer. Era tanto dotto e difficile che non ho capito nulla. Mi sono consolato solo con l’ultima frase, che ho capito; ha detto: … e questa è la teoria di Fermi del decadimento beta.

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Un giorno fu chiesto a Beethoven di dare un giudizio su Bach (ruscello in tedesco), al che il grande compositore rispose: “Non è un ruscello, è un mare!”.

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Diogene di Sinope, detto il Cinico, fu introdotto da un tale in una casa suntuosa proibendogli di sputare. Diogene allora si schiarì la gola è gli sputò in faccia, dicendo di non essere riuscito a trovare un posto peggiore per farlo.

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Diogene amava la povertà al punto di decidere di abitare in una botte e di possedere soltanto una scodella. Ma un giorno, vedendo un bambino che beveva dal cavo della mano, gettò via anche la scodella esclamando: “Un fanciullo mi ha dato lezione di semplicità”.

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Al Théatre Français, durante una prima, Alexandre Dumas padre era seduto accanto all’autore, Alexandre Soumet. A un tratto egli scorge uno spettatore addormentato, e lo indica a Soumet: “Guarda un po’ gli effetti del tuo lavoro!” Il giorno dopo, viene rappresentata una commedia di Dumas. L’autore è in teatro. Ed ecco che Soumet gli si avvicina e gli mostra un signore che, nella sua poltrona di platea, dorme placidamente. “Vedi, caro Dumas, che anche i tuoi lavori possono far venire sonno?” “No, no”, ribatté pronto Dumas, “è sempre quel signore di ieri che non si è ancora svegliato”.

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Una sera Voltaire, mentre discuteva di religione con alcuni amici filosofi, disse: “Se Dio non esistesse, bisognerebbe inventarlo”. Allora Diderot rispose: “È appunto quello che hanno fatto”.

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Il 30 giugno 1860 si verifica il primo scontro pubblico tra i sostenitori della teoria evoluzionistica di Charles Darwin, rappresentati dal naturalista inglese Thomas Huxley (autodefinitosi il “mastino di Darwin”) e i credenti all’immutabilità creazionistica, rappresentati, invece, dal vescovo di Oxford Samuel Wilberforce (detto “Soapy Sam”, Sam il viscido). In occasione del meeting annuale dell’ Associazione britannica per l’avanzamento della scienza, Wilberforce afferma provocatoriamente: “Vorrei chiedere a Mr. Huxley se è per parte di suo nonno o per parte di sua nonna che discende da una scimmia”. La risposta di Huxley non si fa attendere: “Se mi si chiede se preferirei avere una miserabile scimmia come nonno, oppure un uomo altamente dotato dalla natura, che possiede molte facoltà e grande influenza, e che tuttavia utilizza queste facoltà e questa influenza al solo scopo di introdurre il ridicolo in una grave discussione scientifica, non esito ad affermare la mia preferenza per la scimmia”.

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Aneddoto su Socrate. Vedendo Euclide tutto intento alle argomentazioni eristiche, disse: “O Euclide, potrai intendertela con i sofisti, con gli uomini mai”.
Diogene Laerzio

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Aneddoto su Socrate. Già vecchio apprese a suonare la lira, dicendo che non era per nulla strano apprendere ciò che non si sa.
Diogene Laerzio

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Aneddoto su Socrate. Quando stava per bere la cicuta, Apollodoro gli offrì un bel mantello perché in esso morisse; egli disse: “Perché il mio mantello che fu adatto per viverci non è altrettanto buono per morirci?”.
Diogene Laerzio

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Aneddoto su Socrate. Una volta Socrate si recò fuori da Atene, e trovandosi in un Paese straniero gli fu chiesto di quale luogo fosse cittadino. Socrate rispose: “Sono cittadino del mondo”.
Diogene Laerzio

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Aneddoto su Socrate. Si racconta che Socrate, poiché un tale si lamentava di non aver avuto nessuna utilità dai viaggi, gli disse: «È naturale che sia così; tu viaggiavi in compagnia di te stesso».
Seneca

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Mark Twain era un insonne parecchio nervoso. Una sera molto calda, ospite a casa di amici, in un momento di esasperazione lanciò un cuscino e avvertì di aver rotto qualcosa. Pensò alla finestra e convinto che così sarebbe entrata un po’ di aria fresca, si addormentò. La mattina seguente però scoprì di aver mandato in frantumi l’anta di una libreria.

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Quando nel 1933 Sigmund Freud fu informato del fatto che in Germania i suoi libri erano stati bruciati pubblicamente, esclamò: “E poi c’è chi nega il progresso! Oggi si accontentano di bruciare i miei libri, nel Medioevo avrebbero bruciato anche me”.

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Una famosa attrice infastidiva continuamente il grande regista Alfred Hitchcock sull’angolazione dalla quale riprenderla con la cinepresa. Ogni giorno insisteva perché la si inquadrasse dal suo lato migliore, finché Hitchcock sbottò: “Mia cara, è impossibile riprendere il tuo lato migliore perché ci stai sempre seduta sopra”.

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Un giorno Franz Kafka disse scherzando all’amico Max Brod: “Un cretino è un cretino. Due cretini sono due cretini. Diecimila cretini sono un partito politico”.

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Molière era a letto da parecchi giorni. Il servitore, senza dirgli nulla, chiamò il medico, e quando questi venne, lo annunciò al padrone. – Il medico?, esclamò Molière. Ditegli che sono malato e che non posso riceverlo.

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Commissario d’esami, Immanuel Kant chiese a uno studente: “Sa dirmi qual è la causa delle aurore boreali?”. L’allievo, assai confuso, rispose di averlo studiato, ma di averlo dimenticato. “È un vero peccato”, disse Kant, “lei era l’unica persona al mondo a saperlo”.

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Il grande scienziato francese Pierre-Simon Laplace desiderava consegnare una copia della sua opera Esposizione del sistema del mondo, composta nel 1796, a Napoleone Bonaparte. Avevano riferito all’Imperatore che il libro non conteneva alcun cenno al nome di Dio, e Napoleone, cui piaceva porre domande imbarazzanti, ricevette Laplace facendogli l’osservazione: “Signor Laplace, mi dicono che lei ha scritto questo grande libro sul sistema dell’universo, e non ha mai menzionato nemmeno una volta il suo Creatore”. Laplace, che era fermamente convinto di questo punto della sua filosofia, si fermò e rispose senza mezzi termini: “Sire, non avevo bisogno di questa ipotesi”. Napoleone, molto divertito, raccontò questa risposta a un altro grande scienziato, Joseph-Louis Lagrange, il quale esclamò: “Ah! Questa è una bellissima ipotesi; essa spiega molte cose”.

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Un giorno Michelangelo fece una statua di Cupido e, dopo avergli spezzato un braccio, la sotterrò in un luogo dove sapeva che si sarebbe scavato. Quando si trovò il Cupido tutti erano persuasi che si trattasse di una statua antica. Allora Michelangelo mostrò il braccio spezzato e rivelò lo scherzo.

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Un ragazzo chiese a Mozart come si faceva a scrivere una sinfonia. “Sei molto giovane” gli rispose Mozart “perché non cominci con una ballata?” L’aspirante musicista insisté: “Ma voi avete cominciato a comporre sinfonie a dieci anni”. “Sì, ma non ho mai chiesto come si fa”.

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Un giorno Platone rimproverò un suo discepolo per averlo trovato intento a giocare a dadi. “Ma io gioco sempre somme piccolissime”, disse il discepolo. “Io non ti rimprovero per il denaro”, rispose Platone, “ma per il tempo che perdi”.

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Un aneddotto religioso. Premessa. Cristo abbi pietà di loro, perché non sanno quello che fanno! Una mattina uggiosa di un giorno ordinario dell’anno scolastico 2015-2016, non molto tempo prima del Santo Natale, una spolpata insegnante di filosofia chiese al nostro picaro, che all’epoca insegnava inglese in una scuola superiore della sfigata città di Brescia, di che religione fosse! Apriti o cielo, il nostro eroe non era abituato a simili domande del cazzo, quindi riflettè per alcuni nanosecondi e poi sputò la sua risposta: “Beh, sai, per uno che ha letto tutto Freud, Fromm, Nietzsche, Marx, Russell, Einstein, Shakespeare e si potrebbe continuare, non è un quesito di facile risoluzione, comunque potrei affermare con una certa sicurezza, di ritenermi molto vicino al Buddhismo, non foss’altro perché durante le mie decadi produttive sono sempre andato a Buddhane!” Inutile dire, che il nostro simpatico malandrino si era fatto un’altra nemica e d’ora in poi si sarebbe risparmiato l’ennesima fatica di un inutile saluto.
Carl William Brown

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All’inizio del secolo il campione viennese Josef Krejcik ricevette il peggior regalo di compleanno entrato nella storia degli scacchi. Avendo raggiunto il suo venticinquesimo compleanno, decise di giocare 25 partite in una simultanea. Il risultato fu un perfetto 0-25.

Un famoso aneddoto di Molière
Un famoso aneddoto di Molière

L’inglese Tolkien, lo scrittore autore de “Il signore degli anelli”, faceva l’insegnante e raccontava d’aver iniziato a scrivere “per vincere la noia dei lunghi pomeriggi trascorsi a correggere i compiti degli allievi”.

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Parlando dei danni del fumo, Woody Allen ha affermato con orgoglio: “Io ho smesso di fumare e vivrò una settimana in più!”. Subito dopo, però, ha aggiunto con amarezza: “Ma in quella settimana pioverà a
dirotto
“.

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Ai 13 il duca di Ossuna, vicerè del regno, dopo essere stato alla processione di S. Antonio, si portò con la vice regina e con diverse altre dame a Poggiorale, ove aveva fatto preparare un festino reale a corte imbandito per molta gente. Fece mettere nella frescheria una quantità di mezze botti di vino, aperte dalla parte di sopra, e tra quelle fece accomodare molte tavole al popolo minuto, che erano poco più di diecimila persone della plebe ivi concorsa; di cui si prese S. E. gran diletto in vederla scialacquare e mangiare i maccaroni alla napolitana con le mani a branca, e le cose dolci di zuccaro, delle quale se ne consumarono circa quattrocento libbre; stando ella in disparte in un’altra mensa, in cui erano assetate ventiquattro persone fra dame e cavalieri. Fatta poscia recitare una famosa commedia, se ne ritornò la sera a tardi, circa un’ora di notte.
A. Bulifon, 1617

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A un giornalista che le chiedeva un giudizio sui ministri del suo governo, Margaret Thatcher rispose: “Non m’importa quanto a lungo parlino: mi basta che facciano quello che dico io”.

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Una volta Socrate si recò fuori da Atene, e trovandosi in un Paese straniero gli fu chiesto di quale luogo fosse cittadino. Socrate rispose: “Sono cittadino del mondo”.

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Si racconta che quando Laplace presentò la prima edizione del suo lavoro, un ampio trattato in cinque volumi sulla meccanica celeste (Traité de mécanique céleste), a Napoleone, questi osservò: “Signor Laplace, mi dicono che avete scritto questo grande libro sul sistema dell’universo e non avete mai menzionato il suo Creatore”. A queste parole Laplace replicò seccamente: “Non ho avuto bisogno di8 questa ipotesi”.
Citato in J. Jeans The Growth of Physical Science

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Circa una trentina di anni fa, nel 1992, Carl William Brown inviò una lettera con alcuni suoi scritti di aforismi ad un famoso filosofo della sua città (Brescia), un grande studioso di Parmenide e non solo, un teorico del nichilismo e dello strapotere della tecnica moderna, chiedendogli un colloquio. Dopo alcuni mesi il grande accademico gli rispose, dicendogli che non era in grado di valutare questo tipo di produzione, in quanto non era un esperto del genere, aggiungendo poi che erano tempi difficili e che non era per niente agevole muoversi all’interno dei sacri recinti dell strutture universitarie, ovvero negli angusti spazi degli edifici consacrati alla ricerca del sapere. Il nostro picaro ne prese atto e la sua pubblica risposta fu incastonata in questo semplice aforisma che recita: “Se Dante nel Duecento ha persino messo dei papi all’inferno, il sottoscritto nel Duemila, può agevolmente mettere dei filosofi nel cesso!”.

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Alle insistenze della madre che lo voleva accasato e che gli chiedeva perché non si sposasse, Talete rispondeva sempre: “Non è ancora tempo”. Una volta in età avanzata, alle sue insistenze replicò: “Ormai è troppo tardi”.

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Per Talete tra il vivere e il morire non c’era alcuna differenza. “Allora perche non muori?”, gli chiese un tale. “Perché non c’è differenza”, rispose lui.

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Albert Einstein morì all’ospedale di Princeton il 18 aprile 1955. Prima di essere cremato, e senza che la famiglia fosse informata, il patologo Thomas Harvey eseguì l’autopsia del corpo dello scienziato, e senza alcuna autorizzazione prelevò il cervello tenendolo per sé. Quando la famiglia Einstein venne a sapere dell’asportazione del cervello, lasciò che il dottor Harvey lo conservasse, a condizione di usarlo unicamente per la ricerca scientifica e non per scopi commerciali. In seguito, il dottor Harvey diede tre parti del cervello di Einstein ad altri scienziati. Una di questi, la dottoressa Marian Diamond, pubblicò nel 1985 i risultati di una propria ricerca sull’Experimental Neurology. Da essa risulta che il cervello di Einstein conteneva un numero di cellule gliali superiore alla media nelle aree dell’emisfero sinistro, quelle, cioè, che controllano le capacità matematiche e linguistiche. Un’immagine ingrandita delle cellule gliali di Einstein è oggi esposta alla Lawrence Hall of Science di Berkeley.

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Schopenhauer, disturbato dalla stridula conversazione di un’anziana ricamatrice che chiacchierava con un’amica fuori dalla porta del suo appartamento, si scagliò sulla poveretta gettandola dalle scale e provocandole lesioni permanenti. La donna gli fece causa e ottenne un risarcimento di 5 talleri al mese dal filosofo, a titolo di vitalizio. Vent’anni dopo, la donna morì e Schopenhauer, con cinica soddisfazione, annotò sul suo registro contabile: «Obit anus, abit onus (Morta la vecchia, il debito cessa)».

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Durante una lezione di fisica l’insegnante chiede ai suoi allievi: “Come si fa a misurare l’altezza di un grattacielo servendosi di un barometro?”. “Lo si regala al portinaio dell’edificio, per farsi dire in cambio la risposta giusta”, replica uno studente, poco preparato sulle leggi fisiche ma evidentemente piuttosto brillante. L’aneddoto è riportato dagli psicologi americani come esempio classico di pensiero creativo. «Creatività infatti è la capacità di esprimere un pensiero originale, cioè diverso dalla media», spiega la psichiatra Federica Mormando, presidente di Eurotalent Italia, un’associazione che si occupa dello studio delle menti superdotate. Creativo dunque non è soltanto l’artista, lo scrittore, il musicista, l’inventore: creare è di fatto un’attività che riguarda tutti, perché è l’essenza stessa del vivere, cioè produrre cose nuove e diverse ogni giorno.

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