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Essenza degli aforismi

Essenza degli aforismi

Essenza degli aforismi
Essenza degli aforismi

Essenza degli aforismi, un articolo sulle leggi degli aforismi di James Geary con un’introduzione di Carl William Brown su questo genere letterario e filosofico.

Le cose che ci distruggeranno sono: la politica senza principi; piacere senza coscienza; ricchezza senza lavoro; conoscenza senza carattere; affari senza moralità; scienza senza umanità; e adorazione senza sacrificio.
Mahatma Gandhi

A volte poche righe valgono più di un’intera biblioteca.
Voltaire

Un aforisma è una frase, una massima, una proposizione, una citazione che esprime con accuratezza concisa, filosofica, umoristica o poetica, il risultato di una lunga esperienza di vita, di osservazioni, analisi, sofferenze, grande sopportazione, tolleranza e perfino fastidio ( per non usare termini volgari).
Carlo William Brown

La brevità della vita, così spesso lamentata, potrebbe forse essere la cosa migliore della vita.
Arthur Schopenhauer

Gli aforisti sono tutt’altro che innocui. Sono piantagrane e iconoclasti, dogmatici la cui maestosa autorità impone il consenso. Sono, per definizione, rivoluzionari che ritengono che le loro verità siano evidenti.
James Geary

La morte non è che una brutta storia, mentre l’aforisma è l’emblema della rapidità della vita, con i tratti della sua intensità, piena di sentimento, di ragionamenti, di pensieri, di contraddizioni, di dolore e di stupidità.
Carl William Brown

Combattiamo contro tre giganti, mio caro Sancho: “l’ingiustizia, la paura e l’ignoranza”.
Miguel de Cervantes

Gli aforismi in cui sono il primo maestro tra i tedeschi, sono le forme dell’“eternità”; la mia ambizione è dire in dieci frasi quello che tutti gli altri dicono in un libro – quello che tutti gli altri non dicono in un libro.
Friedrich Nietzsche

Gli aforismi sono incontri intimi tra due menti. Se non ti danno un piccolo shock, qualcosa non va.
James Geary

Gli aforismi, che rappresentano una conoscenza infranta, invitano gli uomini a indagare più lontano.
Francesco Bacone

Si può solo diventare filosofi, non esserlo. Non appena si crede di essere un filosofo, si smette di diventarlo.
Friedrich von Schlegel

L’aforisma è un’espressione letteraria di carattere principalmente filosofico che non si preoccupa molto del tempo, dello spazio, degli intrecci e dei personaggi, anzi proprio per le sue caratteristiche universali, se ne disinteressa proprio.
Carl William Brown

L’aforisma non costituisce di certo l’elemento fondamentale della letteratura di evasione, riguarda principalmente il pensiero, il ragionamento, la critica, i lampi di intelletto, l’umorismo, l’ironia, il mistero, la malinconia, il dubbio e la sofferenza. Per intenderci, non è un genere letterario assolutamente commerciale.
Carl William Brown

Aphorismus est sermo brevis, integrum sensum propositae rei scribens. Cioè – Un aforisma è un breve enunciato, che scrive il senso completo della questione – questa è l’esatta definizione proposta da Isidoro di Siviglia. Infatti un aforisma è solitamente un detto che esprime una credenza, un’idea, un pensiero, un detto, un brano letterario e così via. I sinonimi degli aforismi potrebbero essere: adagio, apotegma, assioma, dettato, massima, morale, precetto, proverbio, regola, sega, detto, verità ovvia, assioma, dispositivo, dettato, fondamentale, legge, massima, morale, postulato, precetto, proposizione, proverbio, detto, teorema, verità lapalissiana, verità, sinonimo, slogan, motto, epiteto, gnomo, detto gnomico, manico, massima, motto, soprannome, precetto, proverbio, citazione, citazione, sega, shibboleth, slogan, scherzo permanente. Un aforisma può esprimere anche assurdità, ambiguità, stoltezza, non senso, divertimento e paradosso, perché è il re del linguaggio metaforico.

La reale essenza degli aforismi
La reale essenza degli aforismi

Evidentemente potremmo leggere vari saggi, articoli e anche libri sulla scrittura aforistica, o sulla letteratura breve, che certamente ha molti rapporti con la poesia, con la sua espressione simbolica o metaforica, e con le molteplici definizioni delle varie scienze, ma quello che vorrei vorrei segnalare in questa introduzione al seguente articolo una riflessione del grande critico, poeta e saggista T.S. Eliot, che sosteneva con grande convinzione che per essere veramente grandi poeti non basta possedere linguaggio e visione; è inoltre necessario possedere un grande sistema filosofico e/o teologico, “che mancava a Shakespeare e a Dante no”, e per questo, sempre secondo il grande autore, Dante fu un poeta più grande di Shakespeare.

Tuttavia, senza fare un paragone di valore tra i grandi colossi letterari di tutti i tempi, vorrei solo sottolineare l’aspetto del possedere o meno un grande sistema filosofico o teologico. Ebbene, per quanto riguarda l’aforisma e le varie speculazioni intellettuali sulle questioni più disparate, possiamo già subito evidenziare quella caratteristica che anche per l’autore del testo che segue deve essere presente per caratterizzare l’aforisma come tale e dare ne proprio la sua essenza più profonda, cioè deve essere breve, personale e filosofica, su ciò che poi attiene agli aspetti di definitività o di effetto sorpresa, si potrebbe discutere ulteriormente.

Inoltre possiamo dire che gli aforismi possono essere estrapolati da opere letterarie più estese, oppure essere creazioni in senso proprio, ma per essere veramente tali e valere la loro essenza, devono esprimere in un modo o nell’altro la visione poetica e filosofica del autore, o meglio ancora devono avere un obiettivo, un fine e un valore soprattutto di carattere filosofico, che deve esprimere l’intento artistico dello scrittore stesso.

Questo intento può essere volto ad esprimere una definizione scientifica, oppure a veicolare una critica sociale, economica, letteraria o filosofica, o ancora a suggerire diversi comportamenti utili per raggiungere un determinato obiettivo, o affrontare una determinata situazione, ecco perché in generale gli aforismi spesso hanno molto a che fare con l’etica, la logica, la satira, l’ironia, l’umorismo, la politica, l’economia, la scienza o l’educazione, praticamente tutte materie che da sempre hanno a che fare con il linguaggio e la filosofia.

Seguendo la mia esperienza di scrittore di aforismi, posso dire che mi sono sempre occupato di varie discipline e di aver svolto molteplici attività, la prima delle quali riguarda il mondo dell’istruzione e della formazione, ho sempre avuto quindi un atteggiamento molto critico, polemico e spesso satirico o almeno umoristico nei confronti della stupidità umana e dei suoi capi e seguaci più illustri, e quindi l’ho sempre osservata, derisa e attaccata con i miei aforismi.

In conclusione ho sviluppato con chiarezza la mia visione filosofica e in un certo senso anche teologica elaborando i principi sintetici della Daimonologia, che oltre a rivalutare il significato originario del Daimon greco, ovvero del genius latino, hanno come base filosofica l’etica della conoscenza e la pratica di un’educazione permanente, diffusa e condivisa, senza alcuna barriera di casta sociale o di classe economica.

Con questi intenti sono stati scritti i miei aforismi, che trasmettono le mie idee, e nella maggior parte dei casi hanno tutte le caratteristiche indicate nel seguente articolo, che considero sicuramente uno dei migliori su questo argomento.

Caratteristiche degli aforismi
Caratteristiche degli aforismi

Le cinque leggi degli aforismi di James Geary basato sul suo libro Siamo ciò che pensiamo.

Il filosofo J. S. Mill una volta osservò che ci sono due tipi di saggezza nel mondo: “Nel primo, ogni epoca in cui la scienza fiorisce supera, o dovrebbe superare, i suoi predecessori; dell’altro, ce n’è quasi la stessa quantità in tutte le epoche”. Il primo tipo di saggezza è scientifico. Consiste in ciò che sappiamo del mondo e di come funziona, e nel modo in cui utilizziamo tale conoscenza attraverso la tecnologia. Almeno a partire dalla rivoluzione industriale, ogni epoca ha superato le conquiste scientifiche dei suoi predecessori con una velocità sorprendente.

Mills chiama il secondo tipo “la saggezza dei secoli”, un termine un po’ esaltato per ciò che abbiamo imparato collettivamente sulla natura umana attraverso l’esperienza degli individui in migliaia di anni di storia. Questo tipo di conoscenza non è sistematica, consiste in fatti psicologici piuttosto che empirici, ed è presente in quantità più o meno uguali in ogni periodo storico. Quindi il dottor Phil McGraw ha potenzialmente a sua disposizione tanto – o tanto poco – di questo tipo di saggezza quanto il saggio taoista Lao-tzu, che visse in Cina circa seicento anni prima di Cristo. “La forma in cui questo tipo di saggezza si incarna più naturalmente”, conclude Mill, “è quella degli aforismi”.

Perché gli aforismi? Perché hanno le dimensioni giuste per contenere le rapide intuizioni e le nuove osservazioni che sono i dati grezzi della saggezza dei secoli. Gli aforismi sono il bagaglio a mano della letteratura. Leggeri e compatti, si inseriscono facilmente nella cappelliera del cervello e contengono tutto il necessario per superare una dura giornata in ufficio o una notte buia dell’anima. Sono, come osservò l’autore del diciannovesimo secolo John Morley, “gli oracoli guida che l’uomo ha scoperto da solo in quella nostra grande impresa, di imparare come essere, fare, fare a meno e andarsene”.

Ecco dunque le cinque leggi secondo le quali un aforisma svolge la sua opera oracolare.

1. Deve essere breve

Se la brevità è l’anima dell’arguzia, come osservò Shakespeare in uno dei suoi tanti aforismi, allora la concisione è il cuore dell’aforisma. Gli aforismi devono funzionare rapidamente perché sono pensati per essere utilizzati in caso di emergenza. Abbiamo più bisogno di aforismi nei momenti di angoscia o di gioia, di estasi o di angoscia. E nei casi di urgenza spirituale o emotiva, la brevità è la politica migliore.

Lo sapeva l’autore di La Nube della Non Conoscenza, un manuale di istruzioni spirituali scritto da un anonimo monaco inglese nella seconda metà del XIV secolo, quando consigliava ai suoi studenti: “La breve preghiera penetra il cielo”.

La Nube della Non Conoscenza è stata composta come aiuto alla contemplazione ed è ricca di una solida guida spirituale e di dolci ammonimenti per i giovani che stanno appena entrando nella vita monastica. Il libro è composto da settantacinque capitoli molto brevi, con titoli divertenti e talvolta impenetrabili come “Le tre cose che il principiante contemplativo deve praticare: leggere, pensare e pregare” e “La prospettiva di un uomo è meravigliosamente alterata attraverso l’esperienza spirituale di Questo Niente nel Suo Nulla.” Ogni capitolo è scritto in una prosa molto semplice e diretta, con un tono avuncolare che mette in risalto la saggezza, l’equanimità e il buon umore dell’autore.

Il titolo del libro si riferisce alla nostra conoscenza imperfetta di Dio, ma l’autore esorta i suoi lettori a “abbattere quest’alta nube di inconsapevolezza” attraverso la meditazione e la preghiera. Il linguaggio della Nuvola, tuttavia, per lo più si aggrappa molto al suolo, e il libro è pieno di consigli concreti su come i monaci dovrebbero pregare silenziosamente se stessi durante il giorno e su come possono trovare il sacro nelle faccende quotidiane più banali.

Il capitolo 37 spiega per mezzo di una metafora sorprendentemente banale perché la pietà è vicina alla devozione: un uomo o una donna, improvvisamente spaventati dal fuoco, o dalla morte, o da qualunque cosa tu voglia, è improvvisamente nella sua estremità di spirito spinto frettolosamente e dalla necessità a piangere. o pregare per ricevere aiuto. E come lo fa? Non certo con un fiume di parole; nemmeno in una sola parola di due sillabe! Perché? Pensa che sia troppo tempo per dichiarare la sua urgenza e la sua agitazione. Allora prorompe nel suo terrore con una piccola parola, e quella di una sola sillaba: “Fuoco!” potrebbe essere, o “Aiuto!” Come questa parolina commuove e penetra più velocemente le orecchie degli ascoltatori, così fa anche una parolina di una sillaba, quando non è semplicemente detta o pensata, ma esprime anche l’intenzione nel profondo del nostro spirito.

Gli aforisti sono persone che hanno sperimentato “l’estremità dello spirito” e gli aforismi vengono letti da persone nella stessa situazione difficile. Sono concisi e vanno al punto perché il loro messaggio è urgente. Non c’è tempo da perdere. Un aforisma può essere lungo da poche parole a poche frasi; i francesi chiamano il primo aperçu, un’intuizione rapida e ampia, e il secondo un pensée, una sequenza di pensieri più lunga e piacevole. Ma solo uno stolto fa un discorso in una casa in fiamme. Ecco perché l’autore di The Cloud of Unknowing ha ribadito il suo significato in frasi così brevi e vivide. Quando ti trovi in extremis, gli aforismi ti dicono tutto quello che devi sapere. Il resto è solo condimento per l’insalata.

Bacon e gli aforismi
Bacon e gli aforismi

2. Deve essere definitivo

Nella Vita di Samuel Johnson, James Boswell descrive il grande lessicografo inglese come “un uomo dall’aspetto davvero terribile… È molto trasandato nel vestire e parla con una voce molto rozza… Ha un grande umorismo ed è un uomo degno. Ma la sua rudezza dogmatica nei modi è sgradevole”. Ciò che Boswell non menziona, tuttavia, è che un po’ di dogmatismo non è una cosa negativa quando si compila un dizionario, come lo fu Johnson dal 1746 al 1755.

Johnson era notoriamente convinto delle proprie opinioni e non timido nel declamarle, qualità essenziali sia per il lessicografo che per l’aforista. Dopotutto, una definizione – come un aforisma – deve essere, beh, definitiva. Infatti, il termine stesso deriva dalle parole greche apo (da) e horos (confine o orizzonte), quindi un aforisma è qualcosa che delimita o mette a parte – cioè una definizione.

Aforismi e definizioni affermano anziché argomentare, proclamano anziché persuadere, affermano anziché suggerire. L’aforisma più famoso di Johnson – Il patriottismo è l’ultimo rifugio di un mascalzone – non sarebbe altrettanto piccante se lo avesse espresso con tutti i tipi di avvertimenti e precisazioni.

Naturalmente, gli aforismi non sono necessariamente veri al 100% – Ambrose Bierce, la controparte di Johnson nel ventesimo secolo, sostiene, ad esempio, che il patriottismo è il primo rifugio del mascalzone – ma richiedono consenso attraverso lo stile dichiarativo in cui sono espressi. Il saggista inglese William Hazlitt lo ha spiegato bene quando ha scritto degli aforismi: “C’è uno stimolo peculiare… in questo modo di scrivere. Un pensiero deve dirlo subito, altrimenti non lo dice affatto.

Poiché gli aforismi devono dire subito, spesso assumono la forma di definizioni: x è y. Non vi è alcuna deliberazione o dibattito e nessuna prova a sostegno. Dobbiamo prendere alla lettera l’aforista. Di solito è abbastanza facile perché quelle parole sono così lucide da forzare la loro convinzione. Per nessuno questo è più vero dello stesso Johnson, i cui aforismi avrebbero potuto facilmente servire come voci nel suo dizionario della lingua inglese. Ecco due delle sue dichiarazioni meno ottimistiche: “La vita è una pillola che nessuno di noi può sopportare di ingoiare senza dorarla”.

Johnson definì il lessicografo “uno scrittore di dizionari, un innocuo servitore”. Ma gli aforisti sono tutt’altro che innocui. Sono piantagrane e iconoclasti, dogmatici la cui maestosa autorità impone il consenso. Sono, per definizione, rivoluzionari che ritengono che le loro verità siano evidenti.

3. Deve essere personale

Nel 1955 Alfred Kessler, medico e collezionista delle opere di G.K. Chesterton, stava curiosando in una libreria dell’usato a San Francisco quando si imbatté in una copia di Platitudes in the Making di Holbrook Jackson. Jackson, critico letterario e contemporaneo di Chesterton, fece pubblicare privatamente questo piccolo libro di massime nel 1911. Ma mentre Kessler sfogliava le pagine del sottile volume si rese conto che non si trattava di una copia ordinaria di Platitudes. Scarabocchiata con una matita verde brillante sotto ciascuna delle massime di Jackson c’era una risposta scritta a mano: o un’approvazione dell’idea alla base del detto o, più spesso, un rifiuto enfatico accompagnato da un aforisma alternativo. Ad esempio, sotto “Colui che ragiona è perduto” di Jackson – c’era la replica arcinota, “Colui che non ragiona mai non vale la pena di essere trovato”.

Kessler riconobbe la calligrafia e, tornando alla parte anteriore del libro, rimase sorpreso nel leggere la seguente iscrizione: “A G.K. Chesterton, con la stima di Holbrook Jackson.” Kessler aveva tra le mani la copia personale di Chesterton di Platitudes in the Making, e gli appassionati graffi con la matita verde erano le risposte di Chesterton agli aforismi di Jackson. Kessler era incappato nella più grande scoperta della sua carriera di collezionista e aveva recuperato per gli appassionati di Chesterton alcuni dei detti più incisivi del grande autore inglese.

Se non aveste mai letto una parola né di Jackson né di Chesterton – il primo ora in gran parte dimenticato e il secondo ricordato soprattutto per la sua serie poliziesca, le storie di Padre Brown – e Platitudes fosse recitato ad alta voce, sarebbe facile indovinare quale aforisma fosse di chi. Jackson si considerava un romantico moderno, un filosofo ateo all’ombra di Nietzsche, quindi i suoi detti sono pieni di disprezzo per le convenzioni e di lode per la natura impulsiva e irrazionale dell’uomo. Abbastanza tipico della produzione di Jackson è: “Non pensare – fai”.

Chesterton, d’altra parte, era un devoto razionalista cattolico, nonché un socialista impegnato e un ambientalista molto prima che quest’ultima fosse un’occupazione di moda. Credeva in Dio e nel trionfo dell’uomo sugli istinti più bassi attraverso la ragione e la moralità. Quindi anche la sua risposta è una sintesi abbastanza accurata della sua filosofia: “Pensa! Fare!”.

È questa qualità personale che conferisce agli aforismi il potere di affascinare e far arrabbiare. Un aforisma ti porta nella testa di chi lo ha scritto o detto. “Il pensiero… deve portare il segno distintivo della mente che lo pensa”, come scrisse Logan Pearsall Smith, critico e drogato di aforismi, nell’introduzione alla sua antologia di massime inglesi del 1947.

Gli aforismi non sono blande generalizzazioni sulla vita, sull’universo e su tutto, ma sono affermazioni profondamente personali e peculiari, uniche per un individuo come un filamento del suo DNA. Questo è ciò che distingue la forma dai proverbi, ad esempio, che sono aforismi davvero logori a cui è stata cancellata l’identità dell’autore originale attraverso l’uso ripetuto.

Il tocco personale è importante perché gli aforismi non sono frammenti di testo edificante destinati al consumo passivo. Sono affermazioni impegnative che richiedono una risposta: o il riconoscimento di un’intuizione condivisa – ciò che Alexander Pope ha descritto come qualcosa che “spesso è stato pensato ma mai così ben espresso” – o un rifiuto e una replica. Come dimostra lo scambio Jackson-Chesterton, gli aforismi sono incontri intimi tra due menti. Se non ti danno un piccolo shock, qualcosa non va.

Le leggi degli aforismi
Le leggi degli aforismi

Francis Bacon, scrittore, politico e scienziato inglese, amava gli aforismi proprio per questa loro capacità di sconvolgere i preconcetti. Ha ereditato il suo affetto per la forma da suo padre, che aveva citazioni dai classici scolpite nelle colonne del maniero di famiglia a Gorhambury, vicino a St. Albans, appena a nord di Londra. Il giovane Bacon raccomandava l’uso degli aforismi perché stimolano la curiosità anziché soddisfarla, provocano ulteriori riflessioni anziché ostacolarle: “Gli aforismi, che rappresentano una conoscenza infranta, invitano gli uomini a indagare più lontano”.

Gli aforismi sono come acceleratori di particelle per la mente. Quando particelle ad alta energia come elettroni e positroni si scontrano all’interno di un acceleratore, vengono create nuove particelle mentre l’energia dello scontro viene convertita in materia. La materia appena coniata fuoriesce dalla collisione a velocità incredibilmente elevate e si disintegra nuovamente entro circa un milionesimo di miliardesimo di miliardesimo di secondo. Cercare di seguire le particelle in questo big bang in miniatura è come far esplodere un pagliaio e cercare di individuare un ago mentre i detriti volano via. Dentro un aforisma sono le menti a scontrarsi e la nuova materia che fila alla velocità del pensiero è quella cosa sfuggente che chiamiamo saggezza. Tieni gli occhi aperti o te lo perderai.

4. Deve avere una svolta, una sorpresa.

Fuori dalla Francia, François-Auguste-René de Chateaubriand – autore, avventuriero, amante, statista – è probabilmente ricordato soprattutto per il pasto che il buongustaio del XVIII secolo Anthelme Brillat-Savarin ha intitolato a lui. La bistecca Chateaubriand, servita con funghi e salsa bernese, è ancora un piatto standard in molti bistrot parigini.

Ma ai suoi tempi Chateaubriand era la risposta della Francia a Lord Byron. Come quella della sua fiammeggiante anima gemella britannica, la vita di Chateaubriand era famosa quanto la sua arte. Nato in Bretagna nel 1768, fuggì dal caos seguito alla Rivoluzione e andò in America, dove viaggiò per il Midwest e tornò alla natura in stile settecentesco.

Influenzato dall’ideale del “nobile selvaggio” di Jean-Jacques Rousseau, Chateaubriand si specializzò in descrizioni esotiche del mondo naturale e incontri immaginari con i nativi americani. Ai suoi romanzi più noti, Atala e René, racconti malinconici di tragiche relazioni amorose, viene attribuito il merito di aver introdotto il romanticismo in Francia. Chateaubriand ebbe anche una lunga carriera governativa, servendo variamente come segretario dell’ambasciata a Roma, ambasciatore a Londra e infine ministro degli affari esteri.

Come aforista, Chateaubriand aveva un modo malvagio con un giro di parole. Gli aforismi raggiungono il loro massimo impatto attraverso paradossi e improvvise inversioni di significato. Leggere un buon aforisma è come guardare un trucco di magia: prima arriva la sorpresa, poi il piacere, poi inizi a chiederti come diavolo ha fatto il mago. Chateaubriand lo fece attraverso la sua maestria nella piroetta verbale, come in questa osservazione su ciò che rende grande un autore: Uno scrittore originale non è uno che non imita nessuno, ma uno che nessuno può imitare.

Tutti gli aforismi di Chateaubriand hanno questo tipo di costruzione sillogistica. Crea un’equazione apparentemente semplice e una volta che pensi di aver dedotto la risposta, arriva alla conclusione esattamente opposta. Invece di un’appassionata approvazione dell’amore romantico, otteniamo una fredda valutazione del nostro istinto di autoinganno: finché il cuore preserva il desiderio, la mente preserva l’illusione.

A volte, devi camminare vivacemente per tenere il passo con le svolte di Chateaubriand. Il seguente aforisma mi ha davvero infastidito alla prima lettura, soprattutto perché inizialmente l’ho interpretato come qualcosa di piuttosto banale, come ad esempio l’infatuazione svanisce con la familiarità: L’amore diminuisce quando cessa di aumentare.

Perché preoccuparsi di scrivere un aforisma al riguardo, ho pensato. È troppo ovvio. Ma poi l’ho riletto ancora e ancora e alla fine l’ho capito. Ciò che Chateaubriand sta veramente dicendo è che se non ti innamori costantemente della persona amata, allora stai già iniziando a cadere dall’altra parte dell’amore.

Come una bella battuta, un buon aforisma ha una battuta finale, un rapido ribaltamento verbale o psicologico, un improvviso colpo di coda che ti dà una scossa. Sia le battute che gli aforismi ti sollevano in uno stato meraviglioso senza peso – quel punto vertiginoso subito dopo che la battuta è finita e appena prima che tu la capisca – per poi riportarti bruscamente sulla terra in un posto completamente inaspettato. Gli aforismi, come le battute, insegnano alla mente a fare il colpo di scena.

5. Deve essere filosofico

Friedrich von Schlegel praticava il metodo della combustione spontanea della composizione filosofica. A differenza di pensatori precedenti come Cartesio e Spinoza, che idearono sistemi elaborati e meticolosamente argomentati, Schlegel amava pubblicare i suoi pensieri crudi, nella forma in cui gli erano venuti in mente per la prima volta: come aforismi.

Aforismi e filosofia
Aforismi e filosofia

Schlegel annotò le sue riflessioni su un taccuino e le pubblicò su Athenäum, la rivista letteraria da lui fondata nel 1798 insieme a suo fratello August Wilhelm. Come Bacon, credeva che questo tipo di filosofia frammentata riflettesse più accuratamente la natura mutevole e frammentata del pensiero – e l’esperienza della vita stessa. Gli aforismi, ha detto, sono la “vera forma della Filosofia Universale” e contengono “la più grande quantità di pensiero nel più piccolo spazio”.

Nato ad Hannover nel 1772, Schlegel fu uno dei primi profeti del movimento romantico in letteratura. Da adolescente lavorò come apprendista presso un banchiere a Lipsia, ma non riuscì a limitare la sua mente alle rigide colonne di credito e debito della finanza. Quindi intraprese lo studio della letteratura, della filologia comparata e dell’antichità greca. Per lui, la filosofia consisteva in una serie di salti fantasiosi piuttosto che in una sequenza di passi logici e faticosi; pensare con la propria testa era una ricerca continua, non un’attività che si fermava quando si arrivava alla “verità”: “Si può solo diventare un filosofo, non esserlo. Non appena si crede di essere un filosofo, si smette di diventarlo”.

Gli aforismi sono indicazioni lungo il percorso per diventare un filosofo. È un viaggio che tutti dobbiamo fare. Alcuni vanno volentieri; alcuni vanno incautamente; alcuni vanno con il pilota automatico. Nessuno riceve una mappa. È il viaggio più antico del libro – dalla nascita alla morte, dal sé al mondo, dal conosciuto all’ignoto – ma ognuno di noi lo percorre di nuovo, e totalmente da solo. Gli aforismi ci rassicurano sul fatto che qualcuno è già stato così. Ci invitano a restare sulla strada, a evitare i solchi.

Gli aforismi non sono, però, scorciatoie metafisiche. Come dice Schlegel, è il viaggio che conta; la destinazione potrebbe anche non esistere. Non sono nemmeno gli appunti di Cliff sul dramma della vita umana, ma pezzi di un grande mosaico, frammenti del quadro più ampio che cerchiamo sempre di intravedere. Schlegel li descriveva così: Un frammento, come un’opera d’arte in miniatura, deve essere completamente isolato dal mondo circostante ed essere completo in se stesso come un porcospino.

Gli aforismi sono letterari solitari, separati dal mondo perché sono mondi a sé stanti. Sono come i porcospini, irti di pungenti spine filosofiche. Strofinali nel modo sbagliato e avrai una sorpresa.

Un esempio perfetto delle cinque leggi dell’aforisma in azione può essere visto nell’Old Manse a Concord, nel Massachusetts. A metà del diciannovesimo secolo, l’Old Manse ospitò due dei più illustri scrittori americani. Ralph Waldo Emerson fu il primo proprietario della casa e compose il suo influente saggio “Nature” nello studio al piano superiore. Poi vennero Nathaniel Hawthorne e sua moglie Sophia. Hawthorne scrisse alcuni dei suoi racconti nel vecchio studio di Emerson e Sophia, una pittrice, era solita incidere piccole frasi sulle finestre della casa con il suo anello di diamanti. Rimangono due di queste iscrizioni.

Nella sala da pranzo al piano terra, Sophia notò il fatto che il suo dipinto Endimione fu completato qui nel gennaio 1844. Un anno dopo, proprio sotto quell’iscrizione, registrò questo momento intimo con la sua bambina: “Una Hawthorne stava sul davanzale di questa finestra 22 gennaio 1845 mentre gli alberi erano tutti lampadari di vetro: uno spettacolo bello che le piaceva molto anche se aveva solo dieci mesi.

Su una finestra del piano superiore, nello studio di Hawthorne, Sophia scrisse questo: Gli incidenti dell’uomo sono gli scopi di Dio, 1843.

Nessuno sa cosa abbia spinto Sophia Hawthorne a incidere questa frase sulla finestra. Alcuni studiosi suggeriscono che potrebbe riferirsi ad un aborto spontaneo che ebbe in quell’anno dopo essere scivolata su una lastra di ghiaccio. C’è un senso di dolore e rassegnazione nelle sue parole, ma anche di forza e risolutezza. Non viene richiesta o data una risposta facile, solo una schietta accettazione degli eventi e la determinazione a sopportarli o superarli.

Il nostro bisogno di parole di saggezza come questa è antico, antico quanto “la saggezza dei secoli” stessa, motivo per cui l’aforisma è la più antica forma d’arte scritta del pianeta. I cinesi lo facevano più di cinquemila anni fa; anche gli antichi filosofi greci, gli autori dell’Antico Testamento, Buddha, Gesù e Maometto furono tutti i primi praticanti. Questa storia, raccontata attraverso le vite e gli aforismi di alcuni dei più grandi praticanti della forma (questa è una breve storia, però, tanti meravigliosi aforisti sono stati purtroppo esclusi), mostra che l’aforisma è ancora più vivace e appropriato che mai. Anche nella nostra epoca moderna di cultura drive-thru, frasi soporifere e sentimenti fabbricati, gli aforismi mantengono il loro potere di istigare e ispirare, illuminare e far arrabbiare, intrattenere ed edificare.

Sophia Hawthorne lo sapeva mentre stava alla finestra, guardando gli alberi tutti ricoperti di ghiaccio, guardando attraverso le lettere sottili e pallide che aveva inciso sul vetro. Gli aforismi sono detti fini e incisivi che nei momenti bui e in quelli luminosi ci aiutano a vedere il mondo in modo più intelligente.

James Geary Siamo ciò che pensiamo

The essence of aphorisms

James Geary  We are what we think 


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