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Halloween e la festa dei morti

Halloween e la festa dei morti

Halloween e la festa dei morti
Cimitero di Fornaci

Halloween e la festa dei morti, un articolo di analisi e di ricordi sui giorni festivi di Ognissanti, dei morti, di Halloween e del 4 Novembre celebrati prima a Fornaci e poi a Brescia da Carl William Brown.

Per Eliot Aprile è il mese più crudele, ed io ero d’accordo, infatti mio padre è morto proprio in Aprile, ma poi mia madre se n’è andata in Ottobre, per cui ora i mesi più crudeli sono certamente due.
Carl William Brown

D’ora in poi voglio immaginarmi la morte come una tenera e affettuosa mamma che con estremo amore, stringendomi sorridente al suo seno per tutta l’eternità, invece di darmi la vita me la toglierà.
Carl William Brown

Gesù Cristo, non sembrava nemmeno una persona defunta, e la morte sembrava averle dato persino ancora un po’ di vita, privandola di tutta la sua sofferenza e donandogli al contempo una mistica serenità! Ma il suo dolore non era andato lontano, bastava guardare il mio volto.
Carl William Brown

Ciò per cui i morti non avevano parola, da vivi, te lo possono dire da morti: la comunicazione dei morti è lingua di fuoco oltre la lingua dei vivi.
T.S. Eliot, Quattro Quartetti

Dopo la fine del tempo, madre, ci ritroveremo nella realtà che non esiste, nel mondo che non c’è; saremo felici, sereni, in pace, e finalmente potremo godere di ciò che non siamo.
Carl William Brown

Che cosa si può pretendere da un mondo in cui quasi tutti vivono soltanto perché non hanno il coraggio di suicidarsi!
Arthur Schopenhauer

Si ama la propria madre quasi senza saperlo, senza comprenderlo, perché è naturale come vivere; e avvertiamo la profondità delle radici di tale amore solo al momento della separazione finale.
Guy de Maupassant

Non scorderò mai mia madre perché fu lei a piantare e nutrire i primi semi del bene dentro di me.
Immanuel Kant

Non ho mai capito il significato delle parole “mi manchi” finché non ho cercato la mano di mia madre senza trovarla. “Mamma”, la parola più bella sulle labbra dell’umanità.
Khalil Gibran

Festa dei morti e Halloween
Festa dei morti e Halloween

Come diceva Oriana Fallaci, la morte della madre non è paragonabile alla morte dell’uomo o della donna che amavi: è l’anticipo della tua morte. Perché è la morte della creatura che ti ha concepito, portato dentro il ventre, regalato la vita. E la tua carne è la sua carne, il tuo sangue è il suo sangue, il tuo corpo è un’estensione del suo corpo: nell’attimo in cui muore, muore fisicamente una parte di te o il principio di te, né serve che il cordone ombelicale sia stato tagliato per separarvi.

Per il figlio la mamma quindi è a tutti gli effetti una santa, per cui il 1° di novembre è anche la sua festa, si celebra infatti la festa cristiana di Ognissanti, anche conosciuta come “Tutti i santi”, festività religiosa, ma anche civile che precede la Festa dei morti, ricorrenza cattolica dedicata al ricordo dei cari defunti, che è appunto il 2 Novembre.
In Italia ogni regione ha le proprie tradizioni legate a questo giorno, ma una leggenda comune riguarda la notte fra l’1 e il 2 novembre, quando i morti tornerebbero nel mondo dei vivi.

L’edificio dove abitavamo a Fornaci, una piccola frazione a 5 chilometri da Brescia, prima di Castelmella sulla strada che porta a Quinzano, in linea d’aria era a poche centinaia di metri dal cimitero, tuttavia alcune strade e varie abitazioni ci obbligavano a fare un po’ di strada in più, circa un chilometro o giù di lì per arrivarci. Quando dal terzo piano dove era situato il nostro appartamento mi recavo nel solaio e poi salivo sulla scaletta di legno che portava all’abbaino, affacciandomi vedevo i tetti delle case, i cipressi lungo la strada, (questi alberi furono poi tagliati quando fecero i marciapiedi, venendo sostituiti dai pioppi) qualche campo e infine il misterioso cimitero.

Era la casa costruita dal veterinario del paese, sulla strada principale, Via Fornaci appunto, aveva al pian terreno un grande atrio e due negozi ai lati, un’oreficeria e un’armeria, sul retro e sul fianco c’erano un prato ed un cortile, una pianta di magnolia e una di cachi, e nell’angolo una piccola casettina in miniatura, dove alcuni anni dopo talvolta nascondevo le sigarette, testimonianza di un pollaio ormai senza galline.

Da piccolo, come tutti del resto, avevo sempre avuto paura dei morti, e restavo sbalordito e ammaliato dai racconti che l’orefice del pian terreno, dove aveva il suo negozio, ci narrava durante le sere d’estate. Storie di diavoli, casi strani, sparizioni e apparizioni, e naturalmente morti che si rifacevano vivi. Bei tempi allora, protetto dai genitori, trascorrevo le mie giornate in modo spensierato con i compagni di scuola e dell’oratorio, senza farmi mancare alcune scorribande nelle vicine campagne.

Halloween 2015 C.W.Brown's mam
Halloween 2015 C.W.Brown’s mam

All’epoca non vi era traffico, in paese ci si conosceva tutti, di stranieri nemmeno l’ombra, tutti godevamo di buona salute e alla morte non ci si pensava. La Tv era in via di diffusione, ma di brutte notizie io non ne sentivo, a casa si ascoltava di più la radio e i films li vedevo solo alla Domenica al cinema della parrocchia, dove, dopo la benedizione in chiesa delle 13.30, ci si recava in compagnia, ma si prendeva posto rigorosamente separati dalle femmine che siedevano, penso per ragioni di ispirazione cattolica, nell’ala sinistra della sala. (Da notare che se non si andava alla benedizione, non si poteva nemmeno andare al cinema!)

Con i miei genitori era raro che all’epoca andassi al cimitero, anche perché non avevamo così tanti parenti sepolti in quel luogo, anzi c’era solo mio zio Bruno, il fratello di mio papà, morto a nove anni per leucemia. Tuttavia quando arrivava la festa dei morti e di tutti i santi, il cimitero per noi ragazzini diventava la nostra area prediletta.

Halloween negli anni 70 in Italia non veniva ancora festeggiato, e quindi le celebrazioni iniziavano il primo novembre, e proseguivano per tutto il due e il tre, per congiungersi poi alla festa del 4 Novembre, giorno dedicato alla battaglia del Piave, espressione con la quale si riassumono tutti gli eventi che si susseguirono dal novembre 1917 all’estate 1918 e che precedettero la battaglia finale di Vittorio Veneto, o terza battaglia del Piave dove l’Italia sconfisse l’esercito Austro-Ungarico, e dichiarato festivo nel 1919 come primo anniversario della fine della Prima guerra mondiale. In seguito, nel 1976, la festa venne declassata a giorno ex-festivo ed in pratica abolita.

Durante queste festività i miei ricordi più vividi sono quelli riguardanti il coro con cui cantavano la canzone del Piave davanti al monumento dei caduti che era accanto alle scuole elementari che frequentavamo e poco distante dal cimitero e poi quelli delle bancarelle di dolciumi, colme di zucchero caramellato, marzapane, caramelle, croccanti vari, girelle colorate, zucchero filato, pane dei morti, ossa dei morti, e fette di cocco, che erano posizionate proprio accanto all’ingresso principale del cimitero, su Via Verziano.

Da sottolineare che il contenitore rotondo in metallo a più ripiani simile ad una fontana su cui erano disposti i cocchi in bella vista era situato al lato estremo delle bancarelle, ed era diventato l’oggetto principale delle nostre attenzioni, e vi lascio immaginare il perché. Vi aggiungo solo che tutto sommato questo alimento esotico era a buon mercato, anzi talvolta era addirittura gratuito e non certamente per la generosità del venditore, ma più semplicemente perché lo pagavamo con la nostra destrezza.

Cimitero di Fornaci Brescia
Cimitero di Fornaci Brescia

La folla che animava queste feste era notevole, anche perché praticamente si stava a casa da scuola e anche dal lavoro per ben 4 giorni, 5 se poi cadeva la Domenica. Ora i tempi sono cambiati notevolmente, e quasi tutti celebrano la festa di Halloween, la sera del 31 Ottobre, ma la giornata dei morti, il 2 novembre non è festiva, la gente lavora, anche se al cimitero tuttavia celebrano due messe, mentre il 1 novembre, giorno festivo, soltanto una.

Questa festa ha radici che risalgono a tradizioni antiche, in particolare al festival celtico chiamato Samhain che segnava la fine dell’estate e l’inizio dell’inverno, ed era associato a credenze legate ai defunti. Si pensava che durante questa festa, il confine tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti si assottigliasse, consentendo agli spiriti di tornare sulla Terra. Le persone accendevano fuochi e indossavano maschere per allontanare gli spiriti malvagi.

Il tempo atmosferico in genere non era del tutto solare, ma cominciava a far freschino e di solito pioveva anche. (Anche quest’anno 2023, il 2 ha piovuto a dirotto, mentre l’uno ha visto un tempo un po’ più clemente). Tuttavia il fermento che animava queste giornate era considerevole e il cimitero diventava un luogo di vera e propria socializzazione. Ora non è più così, la gente non lo frequenta quasi più durante tutto l’anno e benché durante queste feste sia abbastanza affollato, la gente non si conosce affatto, ed è rarissimo poter scambiare qualche parola. Fornaci del resto si è modificato enormemente in questo mezzo secolo, anche se è rimasto un quartiere periferico della città con non più di tremila abitanti.

I condomini sono rarissimi e predominano case singole, in genere ristrutturate e ben protette o di recente costruzione, con le solite casette a schiera nelle zone più nuove. I bar sono pochissimi, fa eccezione la bella pasticceria al n° 22, proprio nella casa ora  ristrutturata in cui abitavo, viceversa in centro non c’è più quasi un negozio, a parte la ferramenta e un vecchio spaccio di alimentari. Le vecchie cascine in zona sono state messe a nuovo e nei mini appartamenti ricavati abitano quasi tutti stranieri. Le persone ormai non si fidano più del prossimo e nemmeno si parlano. Tantissimi inoltre se ne sono andati in zone più attraenti, anche se più caotiche e meno sicure, proprio come le prime figure femminili, oggetto dei mie desideri, che ora non dimorano certamente più qui.

Come si suol dire, erano bei tempi, ed ero ancora ignaro, ovviamente, delle complessità dell’esistenza. La nostra era una famiglia modesta, di lavoratori dipendenti, i soldi che giravano erano pochi, ma per le esigenze ordinarie non mancava niente. Io ero ancora un ragazzino tutto sommato ben educato, e dopo un’infanzia un po’ nevrotica, per il momento mi ero messo tranquillo, frequentavo con profitto la scuola, mio padre talvolta mi aiutava in matematica, e mia madre in Italiano, quando dovevo scrivere i temini ed i pensierini.

Ricordi di Halloween 2015
Ricordi di Halloween 2015

Durante queste feste il bar accanto a casa, il famoso K2, locale grande, con un po’ di spazio all’aperto e il mitico gioco delle freccette, sparava canzoni patriottiche a gran volume da un megafono installato sotto il poggiolo del primo piano, e così per tutto il giorno si potevano sentire l’Inno di Mameli, Bella Ciao, la canzone del Piave, Monte Grappa tu sei la mia patria e via dicendo. L’atmosfera del paese era sicuramente affascinante, tanto è vero che mia madre quando poi, alcuni anni dopo, ci trasferimmo in città, ne fece una vera e propria malattia.

Ora ovviamente tutto è cambiato, non c’è più l’edicolante, il barbiere, il fruttivendolo, e dove c’era la vecchia latteria, ora c’è un negozio di Kebab. I vecchi commercianti di una volta sono ormai tutti morti, Giacomo, la Aldina, Tagliani, Bortolo, Angelo, la Maria, certo non sono sulla collina, ma sono al cimitero di Via Verziano, rimasto più o meno lo stesso, o in quelli dei paesi limitrofi. L’aria di festa di quella giornate è scomparsa anch’essa lasciando in chi scrive uno strascico di nostalgia misto ad una profonda malinconia, quasi patologica.

Per di più, e questa è per me la cosa più tragica, non c’è più il pranzo della Domenica o delle festività che preparava mia mamma, quindi niente più coniglio arrosto o lasagne, gallina ripiena, pasta fresca o ravioli fatti in casa. Non ci sono più le voci di mio madre e di mia madre che talvolta litigavano, o mi richiamavano o mi istruivano in quello che dovevo fare e che ovviamente mi davano conforto e protezione. Solo quando i genitori non ci sono più, si capisce che la loro apprensione, soprattutto quella di mia madre, non era altro che grande amore per il proprio figlio, e anche questa incomprensione ora è fonte di un forte senso di colpa, hélas. 

Così anche se la tradizione è la componente statica della cultura, devo dire che tutto questo pseudo dinamismo odierno, per me è certamente angosciante, e le varie guerre ne sono l’inconfutabile testimonianza. Oggigiorno i ritmi sono molto più frenetici, c’è una corsa spasmodica per produrre di più, anche se ciò che si produce non fa altro che incrementare la stupidità e il dolore che attanaglia il genere umano. Niente da fare, sono invecchiato, anche se per dire la verità, non mi sono mai sentito troppo giovane.

Nel corso del tempo certamente anche gli usi e i costuni di una società cambiano e poco a poco anche le feste si trasformano. Le prime testimonianze della festa americana di Halloween in Italia apparvero negli anni ’60, nelle traduzioni dei fumetti d’oltre oceano, primo fra tutti I Peanuts. Ma la vera “invasione” di Halloween in Italia è iniziata molto più tardi, a occhio croce direi non prima della metà degli anni ’90, grazie a film horror come quello di John Carpenter, e soprattutto serie TV, fumetti, giochi e film per adolescenti.

Monumento ai caduti di Fornaci
Monumento ai caduti di Fornaci

A far venire voglia di festeggiare Halloween in Italia sono state indubbiamente le immagini di bambini e ragazzi che si divertivano a mascherarsi da mostri, a fare scherzi, guardare film horror in televisione e girare di notte per la città. Molte persone celebrano Halloween in modo leggero e festoso, ma sono ancora in parecchi che considerano l’aspetto dei defunti come parte integrante della festa. Ad esempio, alcune persone accendono candele in memoria dei propri cari scomparsi o visitano cimiteri. Tuttavia, per molti, l’aspetto originale legato ai defunti può essere passato in secondo piano rispetto alla natura più ludica e spaventosa della festa.

Così gli anni passano, la gente muore e ci si rende sempre più conto che la vita è un paradosso assurdo. Quando infatti avrei dovuto amare mia madre avevo in testa tutt’altro, quando poi in età avanzata si è ammalata, l’ ho assistita con tutto l’affetto, la dedizione e l’amore possibile, ma ormai la sua mente non poteva che rendersene conto in maniera limitata e io per lei forse non ero più nemmeno suo figlio, ma soltanto una figura fraterna della sua infanzia, purtroppo assai sfumata e lontana, anche se comunque benevola e degna della sua riconoscenza.

In questi anni il dolore e la sofferenza sono così riusciti a dare un senso alla mia esistenza; ma ora che è scomparsa non mi resta che soffrire con tutta la tristezza e la melanconia che il mio spirito riesce ad elaborare. E in questo frangente purtroppo non riesco inoltre a ricavarne alcun senso, se non che rendermi conto che la vita in fondo non e’ che una ruota, della tortura però.

Perciò in questi giorni sono avvolto da un torpore triste e nefasto, la malinconia e l’angoscia mi stringono il petto, e a fatica arrivo a connettere. Non mi rimangono che i ricordi, la sofferenza, e i sensi di colpa, oltre ai soliti presentimenti di un precoce viaggio senza ritorno nel mondo dell’oltretomba. Già, la morte della mamma infatti non è un evento così agevole da sopportare, ma al contrario è un durissimo colpo inferto alla nostra esistenza, è una mutilazione insanabile e irreversibile. Non riesco a non pensare al passato, a tutti i momenti che mi richiamano alla memoria mia madre, la sua vita, le sue sofferenze, il mio dolore.

Certo durante la celebrazione di Halloween i sentimenti possono variare notevolmente da persona a persona e da regione a regione, con alcune persone che attribuiscono ancora importanza al ricordo dei propri defunti, mentre altre si concentrano maggiormente sull’aspetto divertente e spaventoso della festa. Ma se vi è appena morta una persona molto cara e nella fattispecie vostra madre, beh, allora non potete non dedicare i vostri pensieri e la votra angoscia alla sua figura, e questo è appunto il mio caso, anche alimentato dalle emozioni evocate dal cospicuo numero di fotografie che le ho fatto in questi ultimi anni.

Brown con sua mamma
Brown con sua mamma

La malinconia suscitata da queste immagini è spesso collegata alla nostalgia, che è un sentimento di desiderio per il passato. Le fotografie agiscono così come potenti trigger per alimentare la nostalgia, poiché ci mostrano come eravamo e i momenti che abbiamo vissuto. Sono inoltre le uniche immagini realistiche che mi rimangono della mamma, e oltre a portarle dei fiori sulla tomba, non posso far altro che guardarle e alimentare i miei ricordi.

Guardandole diventiamo sempre più consapevoli del passare del tempo e del cambiamento. Questa atroce consapevolezza nutre i sentimenti della perdita, poiché ci rendiamo conto che non possiamo tornare indietro nel tempo o recuperare ciò che è stato perso. Confrontiamo il passato rappresentato nelle fotografie con la realtà attuale, e non possiamo non sperimentare una forte rottura emotiva che alimenta sempre di più la nostra malinconia.

Si cerca così di dare un senso al nostro dolore, ineluttabile, anche attraverso varie forme di espressione. Ci troviamo così talvolta a parlare o a scrivere in solitudine, in realtà non siamo soli, tuttavia chi ci ascolta o ci legge in quel momento non c’è. L’arte in fondo non nasce dalla felicità, ma nasce da un disagio, da una necessità di comunicare qualcosa agli altri, ma soprattutto di voler esternare un malessere interiore.

Anche perché nei momenti malinconici di difficoltà e di tristezza, abbattersi e piangersi addosso non serve assolutamente a niente, se non a peggiorare il nostro stato d’animo. Per questo motivo ho deciso di commemorare la festa di Halloween di quest’anno pubblicando alcune immagini che ritraggono mia madre durante questi giorni di festa del 2015 e del 2020, periodo in cui era già ammalata, ma conservava ancora un po’ delle sue facoltà mentali e molto delle sue potenzialità affettive.

Durante gli anni successivi ha cercato di vendere cara la sua pelle, come si suol dire, ed è riuscita a sopravvivere fino ad un paio di anni fa, dopo di che è iniziato il declino inesorabile terminato con la sua morte il 3 ottobre del 2023, a novantanni compiuti. Ma non si riesce mai a vedere la propria mamma come anziana, e dentro di noi vorremmo che vivesse per sempre, anche se questa purtroppo non è che una vana illusione.

Una casa d'epoca di Fornaci
Una casa d’epoca di Fornaci

Innocenza ora è sepolta con mio papà Luciano, nello stesso cimitero dove da bambino mangiavo sempre le fette di cocco, ignaro di tutte le sofferenze ed i dolori che la vita mi avrebbe procurato, là ci sono anche i miei nonni, alcuni miei zii, vari conoscenti e, ça va sans dire, tra non molto ci sarò anch’io, anche perché così potrò metter fine alla mia desolazione e finalmente potrò godermi ancora la compagnia delle persone più care, senza più tutti quei ricordi malinconici, quasi angoscianti, e ahimè senza più nemmeno potermi affacciare dall’abbaino, guardare sullo sfondo i cipressi e gli enormi stormi di uccelli che sorvolavano le case, ormai privato dell’attesa di poter acquistare “ai morti” qualche croccantino e gustare senza pagare un paio di fettine di cocco.

Sulla morte dei propri cari, in particolar modo la mamma, e le connessioni con la memoria, i propri ricordi e la ricerca del tempo perduto di Proust, o ancora le relazioni tra letteratura, religione, morte e psicologia potete anche leggere i seguenti articoli:

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