Idee, parole, metafore e riflessioni
 
Riflessioni di Schopenhauer

Riflessioni di Schopenhauer

Arthur Schopenhauer
Arthur Schopenhauer

Riflessioni di Schopenhauer, pensieri, idee, critiche, testi estrapolati dalle opere del grande filosofo per riassumere la sua concezione filosofica della vita.

Arthur Schopenauer nacque a Danzica, in Polonia, il 22 febbraio 1788; ereditò una grossa fortuna che gli permise di dedicarsi completamente alla filosofia. Egli non credeva che le persone avessero volontà individuali, ma che fossero semplicemente parte di una vasta e unica volontà che pervade l’universo; il destino dell’uomo non è la felicità, essendo i desideri emotivi, fisici e sessuali vani e solo temporaneamente appagabili. Non nutrendo né considerazione né fiducia alcuna nell’umanità, si spalancò per lui la porta della misantropia. Morì nella sua casa di Francoforte, in Germania, il 21 settembre 1860.

Al principio della sua opera maggiore Schopenhauer inaugura così il suo pensiero: ”Il mondo è una mia rappresentazione, ecco una verità valida per ogni essere vivente e pensante benché l’uomo possa venirne soltanto a coscienza astratta e riflessa” (Die Welt als Wille und Vorstellung, 1819). Tutto il regno dei fenomeni empirici che si para dinanzi al soggetto percipiente non è altro che un carnevalesco e sfarzoso combinarsi di illusioni prive di validità esistenziale; il mondo è una nostra rappresentazione e nessuno è in grado di vedere le cose per quello che sono, ossia trainate costantemente dall’unica entità metafisica celata sotto di esse: la volontà.

Il suo pensiero recupera alcuni elementi dell’illuminismo, della filosofia di Platone, del romanticismo e del kantismo, fondendoli con la suggestione esercitata dalle dottrine orientali, specialmente quella buddhista e induista. Schopenhauer crea una sua originale concezione filosofica caratterizzata da un forte pessimismo, la quale ebbe una straordinaria influenza, seppur a volte completamente rielaborata, sui filosofi successivi, come ad esempio Friedrich Nietzsche, e, in generale, sulla cultura europea coeva e successiva, inserendosi nella corrente delle filosofie della vita.

La volontà è ciò che fa crescere e vegetare una pianta, che muove l’ago calamitato verso il nord, è la forza che determina attrazione e repulsione tra gli elementi, che attira la pietra al suolo così come la terra al cielo. In quanto essenza originaria di tutte le cose essa determina gli avvenimenti e viene percepita dall’uomo come brama di vita e volontà di autoconservazione. Tale volontà è quindi: 1. È un concetto di energia o impulso, ossia non volontà cosciente, perché la consapevolezza e l’intelletto sono solo sue manifestazioni secondarie; 2. Unica, perché esistendo al di fuori dello spazio e del tempo, si sottrae costituzionalmente a ciò che i filosofi medioevali chiamavano «principio di individuazione»; 3. Eterna e indistruttibile, essendo oltre la forma del tempo, è un Principio senza inizio né fine; 4. Forza libera e cieca, perché non sottoposta al principio di causa, è come fosse un’energia incausata, senza un perché e senza uno scopo. Infatti, si può cercare la “ragione” di questa o quella manifestazione fenomenica della volontà, ma non della volontà in se stessa. Perciò la volontà primordiale non ha una meta oltre se stessa e ogni motivazione o scopo cade entro l’orizzonte del vivere e del volere.

La solitudine è la sorte di tutti gli spiriti eminenti: talvolta essi ne sospireranno, ma la sceglieranno sempre come il minore di due mali.
Arthur Shopenhauer

Non si contesti l’opinione di nessuno, ma si pensi che se si volesse levargli di mente tutte le assurdità nelle quali crede, si potrebbe raggiungere l’età di Matusalemme senza essere arrivati in fondo.
Arthur Shopenhauer

Né amare né odiare, questa è la metà di ogni saggezza. Nulla dire e nulla credere, è l’altra metà. Certo però si volgeranno volentieri le spalle a un mondo che rende necessarie norme come questa.
Arthur Shopenhauer

Il serpente che non può cambiare pelle muore. Lo stesso accade agli spiriti ai quali s’impedisce di cambiare opinione.
Arthur Shopenhauer

Pensieri di Arthur Schopenhauer
Pensieri di Arthur Schopenhauer

Ho dovuto sopportare molti biasimi, per il fatto di aver presentato nella mia filosofia, teoricamente cioè, la vita come dolorosa e per nulla desiderabile: tuttavia chi mette in mostra praticamente il più deciso disprezzo per la medesima è lodato, anzi ammirato, mentre chi si sforza accuratamente di conservarla viene disprezzato.
Arthur Schopenhauer

Le religioni si sono impadronite della disposizione metafisica dell’uomo, in parte delimitandola e paralizzandola tempestivamente con i loro dogmi, in parte mettendo un assoluto divieto su tutte le sue libere e naturali espressioni. Così, all’uomo la libera ricerca sulle questioni più importanti e interessanti, anzi sulla sua stessa esistenza, viene in parte proibita direttamente, in parte ostacolata indirettamente, in parte resa soggettivamente impossibile mediante quella paralisi; e dunque la più elevata delle sue disposizioni giace in catene.
Arthur Schopenhauer

La vita e i sogni sono pagine di uno stesso, identico libro. La lettura fatta di seguito si chiama vita reale. Ma quando la normale ora di lettura (il giorno) è finita ed è venuto il momento del riposo, spesso noi sfogliamo ancora oziosamente, aprendo il libro, senza ordine e connessione, ora a una pagina ora a un’altra: talvolta è una pagina già letta, talvolta una pagina non ancora conosciuta, ma sempre dello stesso libro.
Arthur Schopenhauer

La vita è un linguaggio con cui ci viene dato un insegnamento. Se potesse esserci dato in un altro modo, non vivremmo. Perciò massime di saggezza e regole di prudenza non sostituiranno mai l’esperienza, non saranno mai un surrogato della vita. Eppure non vanno respinte, perché appartengono alla vita.
Arthur Schopenhauer

Lasciar trapelare ira oppure odio dalle proprie parole o dai propri atteggiamenti è inutile, pericoloso, imprudente, ridicolo, volgare. Non si dovrà quindi mostrare ira né odio, se non attraverso le azioni. Si potrà fare quest’ultima cosa in modo tanto più perfetto, quanto più completamente si è evitata la prima.
Arthur Schopenhauer

Quel che rimane dopo la soppressione completa della volontà è invero, per tutti coloro che della volontà ancora son pieni, il nulla. Ma viceversa per gli altri, in cui la volontà si è rivolta da se stessa e rinnegata, questo nostro universo tanto reale, con tutti i suoi soli e le sue vie lattee, è – il nulla.
Arthur Schopenhauer

L’uomo è per sua natura incline a refuggire dal dolore, e pertanto si sposta verso situazioni più serene.
Arthur Schopenhauer

Non ho ancora detto la mia ultima parola sulle donne: credo che, se una donna riesce a sottrarsi alla massa, e quindi a sollevarsi al di sopra di essa, è destinata a crescere continuamente, molto più di un uomo.
Arthur Schopenhauer

Arthur Schopenhauer
Arthur Schopenhauer

Per contro, la mia motivazione trova in suo favore l’autorità del più grande moralista di tutta l’epoca moderna: poiché questo è senza alcun dubbio Jean-Jacques Rousseau, il profondo conoscitore del cuore umano, che attinse la sua sapienza non dai libri, ma dalla vita e destinò la sua dottrina non alla cattedra, bensì all’umanità, nemico com’era dei pregiudizi, alunno della natura che a lui solo conferì il dono di predicare la morale senza diventare noioso, perché colpiva la verità e toccava i cuori.
Arthur Schopenhauer

Chi vive tanto da veder passare due o addirittura tre generazioni di uomini si sente come uno spettatore che, durante la fiera, assiste alle esibizioni di saltimbanchi di ogni specie nei loro baracconi, standosene seduto a guardare lo stesso spettacolo per due o tre volte di seguito: i numeri erano studiati per una sola rappresentazione e, una volta scomparse l’illusione e la novità, non fanno più alcun effetto.
Arthur Schopenhauer

Oggi si stanno formando dovunque in Europa e in America, delle società di protezione degli animali, le quali sarebbero per tutta l’Asia incirconcisa la cosa più superflua del mondo, essendoché ivi la religione protegge sufficientemente gli animali e li fa anzi oggetto di beneficenza positiva… Si veda invece con quale inaudita malvagità la nostra plebe cristiana si comporta verso gli animali, uccidendoli senza scopo ed anche solo per sollazzo, mutilandoli o martirizzandoli, non esclusi quelli da cui essa ricava il suo principale nutrimento… Ben si potrebbe dire che gli uomini sono i demoni della terra e gli animali le anime tormentate.
Arthur Schopenhauer

L’arte di non leggere è molto importante. Essa consiste nel non prendere in mano quello che di volta in volta il vasto pubblico sta leggendo, come per esempio libelli politici e letterari, romanzi, poesie e simili cose, che fanno chiasso appunto in quel dato momento e raggiungono perfino parecchie edizioni nel loro primo e ultimo anno di vita. Pretendere che un individuo ritenga tutto quanto ha letto è come esigere che porti ancora dentro di sé tutto quanto ha mangiato.
Arthur Schopenhauer

Il dolore è in effetti il processo di purificazione che solo permette, nella maggior parte dei casi, di santificare l’uomo, di distoglierlo cioè dalla volontà di vita. Perciò nei libri di edificazione cristiana viene così spesso nominata la virtù salvatrice della croce e del dolore, e molto propriamente la croce, strumento di sofferenza e non di azione, è il simbolo della religione cristiana.
Arthur Schopenhauer

Il riso nasce ogni volta da nient’altro che dall’incongruenza improvvisamente scorta fra un concetto e gli oggetti reali che per mezzo di esso erano stati pensati in una qualunque relazione, ed esso stesso è appunto solo l’espressione di questa incongruenza. Essa si produce spesso per il fatto che due o più oggetti reali vengono pensati per mezzo di un solo concetto e l’identità di quest’ultimo viene trasferita a quelli; ma poi una totale diversità di essi nel resto rende evidente che il concetto conveniva loro solo in un aspetto unilaterale. Altrettanto spesso è tuttavia un unico oggetto reale, quello la cui incongruenza con il concetto, sotto il quale esso era stato da una parte a ragione sussunto, diventa improvvisamente avvertibile. Quanto più giusta poi è da una parte la sussunzione di tali realtà sotto il concetto, e quanto più grande e stridente è d’altra parte la loro inadeguatezza rispetto ad esso, tanto più forte è l’effetto del ridicolo che scaturisce da questo contrasto. Ogni ridere nasce dunque a motivo di una sussunzione paradossale e pertanto inaspettata; è indifferente che si esprima a parole o a fatti. È questa in breve la vera spiegazione del ridicolo.
Arthur Schopenhauer

Bisogna che anche in Europa, finalmente, si imponga una verità che non può essere più a lungo: che, cioè, gli animali in tutti gli aspetti principali ed essenziali sono esattamente la stessa cosa che noi, e che la differenza risiede soltanto nel grado di intelligenza. Infatti, soltanto quando nel popolo sarà penetrata quella convinzione, così semplice e che non ammette nessun dubbio, gli animali non rappresenteranno più esseri privi di ogni diritto.
Arthur Schopenhauer

Ogni animale ha il suo intelletto evidentemente solo allo scopo di trovare e procacciarsi il cibo, e secondo ciò è anche determinata la misura del suo intelletto. Non altrimenti stanno le cose per l’uomo; solo che la maggiore difficoltà della sua conservazione e l’infinita moltiplicabilità dei suoi bisogni ha reso necessaria una misura maggiore di intelletto. Soltanto quando questa misura viene superata, per una anormalità, si ha un’eccedenza assolutamente esente dal servizio della volontà, che, se è considerevole, si chiama genio. Per questa ragione soltanto un tale intelletto diventa dapprima oggettivo; ma può avvenire che, a un certo grado, diventi anche metafisico, o per lo meno aspiri a esserlo. Infatti, proprio in conseguenza della sua oggettività, la natura stessa, la totalità delle cose, diventa il suo oggetto e il suo problema. Soltanto in lui, cioè, la natura comincia a percepirsi proprio come qualcosa che è, e pur tuttavia potrebbe anche essere diversamente; mentre, nell’intelletto comune, normale, la natura non si percepisce chiaramente – come il mugnaio non ode il rumore della macina, o il profumiere non sente il profumo del suo negozio. Sembra per lui una cosa pacifica: ne è prigioniero. Solo in certi momenti più chiari la percepisce, e quasi se ne spaventa: ma si rassegna ben presto. È facile vedere che cosa questi cervelli normali possono dare in filosofia, anche quando si riuniscono in grandi masse. Se invece l’intelletto fosse metafisico per origine e destinazione, essi potrebbero, specialmente unendo le loro forze, promuovere la filosofia come ogni altra scienza.
Arthur Schopenhauer

Riflessioni e idee di Schopenhauer
Riflessioni e idee di Schopenhauer

A riconoscere l’identità dell’essenziale nel fenomeno animale e in quello umano nulla ci guida nettamente come lo studio della zoologia e dell’anatomia; che cosa si dovrà dunque dire oggigiorno (1839) quando un bigotto zootomo ha l’impudenza di sollecitare una differenza assoluta e radicale tra l’animale e l’uomo e arriva al punto di attaccare e di offendere i zoologi onesti che, attenendosi alla natura e alla verità, seguono la loro strada lontano da ogni pretume, da ogni vile piaggeria e da ogni tartufismo?
Arthur Schopenhauer

Se si conducesse il più ostinato ottimista attraverso gli ospedali, i lazzaretti, le camere di martirio chirurgiche, attraverso le prigioni, le stanze di tortura, i recinti degli schiavi, pei campi di battaglia e i tribunali, aprendogli poi tutti i sinistri covi della miseria, ove ci si appiatta per nascondersi agli sguardi della fredda curiosità, e da ultimo facendogli ficcar l’occhio nella torre della fame di Ugolino, certamente finirebbe anch’egli con l’intendere di qual sorte sia questo meilleur des mondes possibles. Donde ha preso Dante la materia del suo Inferno, se non da questo mondo reale? E nondimeno n’è venuto un inferno bell’e buono. Quando invece gli toccò di descrivere il cielo e le sue gioie, si trovò davanti ad una difficoltà insuperabile: appunto perché il nostro mondo non offre materiale per un’impresa siffatta.
Arthur Schopenhauer

A Londra esiste una società di volontari, Society for the Prevention of Cruelty to Animals, la quale in via privata e con notevoli spese fa molto per impedire la tortura degli animali. I suoi emissari svolgono opera di sorveglianza per farsi poi delatori di chi tormenta esseri privi della parola, ma sensibili, sicché si teme dappertutto la loro presenza. Presso i ponti ripidi di Londra la società mantiene una coppia di cavalli che vengono attaccati gratuitamente a ogni carro troppo carico. Non è forse una bella cosa? Non si richiama in tal modo la nostra approvazione come di fronte a un beneficio fatto agli uomini?
Arthur Schopenhauer

[Sulla sincronicità] A comprendere meglio la cosa può servire la seguente considerazione generale. “Causale” accenna a un incontro nel tempo gli elementi non collegati causalmente. Non vi è nulla però di assolutamente casuale, e anche ciò che sembra massimamente tale non è altro se non qualcosa di necessario, che si realizza in modo attenuato. Delle cause determinate, per quanto lontane nella catena causale, hanno già da lungo tempo stabilito necessariamente che esso doveva verificarsi proprio ora, e contemporaneamente a quell’altra cosa. Ogni avvenimento cioè è un termine particolare di una catena di cause degli effetti, procedente nella direzione del tempo.
Arthur Schopenhauer

Questa teoria, che ogni molteplicità sia soltanto apparente, che in tutti gli individui di questo mondo, per quanto si presentino in numero infinito l’uno dopo l’altro e l’uno accanto all’altro, si manifesti un essere solo e il medesimo, presente e identico in tutti e veramente esistente, questa teoria… verrebbe voglia di dire che c’è sempre stata. Difatti essa è la dottrina principale e fondamentale dei sacri Veda, il libro più antico del mondo, del quale possediamo la parte dogmatica o, meglio, la dottrina esoterica nelle Upanishad. Là troviamo, si può dire a ogni pagina, questa grande dottrina che instancabilmente viene ripetuta in forme infinite e commentata con svariate immagini e similitudini. Non c’è da dubitare che abbia costituito il fondamento della sapienza di Pitagora... Tutti sanno che in essa soltanto era contenuta quasi tutta la filosofia della scuola eleatica. In seguito ne furono pervasi i neoplatonici… Nel secolo IX la vediamo comparire all’improvviso in Europa per merito di Scoto Eriugena il quale, preso dall’entusiasmo, si affanna a rivestirla delle forme e delle espressioni della religione cristiana. La ritroviamo tra i maomettani quale entusiastico misticismo dei Sufi. In Occidente però Giordano Bruno dovette pagare con la morte ignominiosa e crudele il fatto di non aver saputo resistere all’impulso di esprimere quella verità. Tuttavia vediamo anche i mistici cristiani invilupparcisi, loro malgrado, quando e dove compaiono. Il nome di Spinoza è identico con essa.
Arthur Schopenhauer

La sconfinata pietà per tutti gli esseri viventi è la più salda garanzia del buon comportamento morale e non ha bisogno di alcuna casistica. Chi ne è compreso non offenderà certo nessuno, non danneggerà nessuno, non farà del male a nessuno, avrà invece indulgenza con tutti, perdonerà, aiuterà, fin dove può, e tutte le sue azioni recheranno l’impronta della giustizia e della filantropia… Io non conosco nessuna preghiera più bella di quella che conchiudeva gli antichi spettacoli teatrali dell’India (come anche in altri tempi quelli inglesi terminavano con la preghiera per il re). Dice: «Possano tutti gli esseri viventi restare liberi dal dolore!»
Arthur Schopenhauer

Una compagnia di porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini, vicini, per evitare, col calore reciproco, di rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono gli aculei l’uno dell’altro; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo. Quando poi il bisogno di riscaldarsi li portò ancora a stare insieme, si ripeté il precedente inconveniente; di modo che venivano sballottati fra due mali, finché non trovarono una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione.
Arthur Schopenhauer

Quando A apprende che i pensieri di B sul medesimo oggetto differiscono dai propri, egli non rivede anzitutto il proprio pensiero per trovare l’errore, ma presuppone quest’ultimo nel pensiero dell’altro: l’uomo, cioè, per natura pretende di aver sempre ragione. Da cosa deriva questo? Dalla naturale malvagità dell’essere umano. Se questa non ci fosse, se noi fossimo fondamentalmente onesti, in ogni dibattito tenderemmo semplicemente a portare alla luce la verità, senza curarci che questa risulti conforme alla nostra opinione annunciata in precedenza o a quella dell’altro: ciò sarebbe indifferente o perlomeno una questione del tutto marginale. Ma ecco la questione principale: la vanità innata, che è particolarmente eccitabile riguardo alle forze della ragione, non vuole accettare che ciò che noi abbiamo enunciato in precedenza risulti falso, e ciò che ha detto l’avversario, giusto. Di conseguenza, ciascuno dovrebbe semplicemente impegnarsi a giudicare rettamente; e per farlo, dovrebbe prima pensare e poi parlare. All’innata vanità, però, si accompagnano nei più il cicaleccio e l’innata disonestà. Essi parlano prima di aver pensato, e anche se poi si rendono conto che la loro affermazione è falsa, deve tuttavia sembrare che sia il contrario. L’interesse per la verità, che è certamente l’unico movente della enunciazione della proposizione ritenuta vera, cede ora del tutto all’interesse per la vanità: il vero deve apparire falso, e il falso vero.
Arthur Schopenhauer

[Sulla sincronicità] La tendenza dell’uomo a prendere gli auspici,… il suo aprir la Bibbia, i suoi giochi di carte, le sue colate di piombo e il suo contemplare il sentimento del caffè, eccetera, testimoniano la sua convinzione, contrastante a ogni fondamento razionale, che sia in qualche modo possibile riconoscere da quanto è presente e sta dinanzi agli occhi ciò che è nascosto nello spazio o nel tempo, ossia ciò che è lontano o futuro, che si possa da quello dedurre questo, se soltanto si possiede la vera chiave del cifrario.
Arthur Schopenhauer

Ciascun individuo, ciascun volto umano e ciascuna vita non è che un breve sogno dell’infinito spirituale naturale, della permanente volontà di vivere; non è che una nuova immagine fuggitiva, che la volontà traccia per gioco sul foglio infinito dello spazio e del tempo, lasciandola durare un attimo appena percettibile di fronte all’immensità di quelli, e poi cancellandola, per dar luogo ad altre.
Arthur Schopenhauer

Le riflessioni di Arthur Schopenhauer
Le riflessioni di Arthur Schopenhauer

Il conflitto interno della volontà oggettivandosi in tutte queste idee si manifesta nella implacabile guerra di sterminio che si fanno a vicenda gli individui di quelle specie
Il teatro e l’oggetto di questa lotta è la materia, di cui gli avversari cercano di strapparsi a viva forza il possesso; è il tempo e lo spazio, la cui riunione nella forma di causalità costituisce propriamente la materia.
Arthur Schopenhauer

Nella tragedia vediamo le creature più nobili rinunziare, dopo lunghi combattimenti e lunghe sofferenze, ai fini perseguiti con accanimento, sacrificare per sempre le gioie della vita, oppure sbarazzarsi liberamente con gioia del peso dell’esistenza medesima
bisogna tenere bene a mente, se si vuol comprendere l’insieme delle considerazioni presentate in quest’opera, che quest’opera suprema del supremo genio poetico ha il fine di mostrare il lato terribile della vita, i dolori senza nome, le angosce dell’umanità, il trionfo dei malvagi, il poter schernitore del caso, la disfatta irreparabile del giusto e dell’innocente; nel che si ha un indice significativo della natura del mondo e dell’esistenza.
Arthur Schopenhauer

Il protestantesimo, eliminando l’ascesi e il suo punto centrale, cioè i meriti del celibato, ha di fatto rinunciato al nucleo più profondo del cristianesimo, e deve quindi venire considerato uno scarto di questo. Può essere una buona religione per pastori protestanti amanti della comodità, sposati e illuminati: ma non è cristianesimo.
Arthur Schopenhauer

La vera filosofia deve in ogni caso essere idealista: anzi deve esserlo, se vuole semplicemente essere onesta. Perché niente è piú certo, che nessuno può mai uscire da se stesso, per identificarsi immediatamente con le cose distinte da lui: bensí tutto ciò che egli conosce con sicurezza, cioè immediatamente, si trova dentro la sua coscienza… Il realismo, che trova credito presso l’intelletto incolto, perché si dà l’aria di essere aderente ai fatti, prende addirittura come punto di partenza un’ipotesi arbitraria ed è perciò un edificio di vento campato in aria, perché sorvola o rinnega il primissimo fatto: che, cioè, tutto ciò che noi conosciamo si trova nella coscienza.
Arthur Schopenhauer

Nessun essere, eccetto l’uomo, si stupisce della propria esistenza; per tutti gli animali essa è una cosa che si intuisce per se stessa, nessuno vi fa caso. Nella pacatezza dello sguardo degli animali parla ancora la saggezza della natura; perché in essi la volontà e l’intelletto non si sono ancora distaccati abbastanza l’uno dall’altro per potersi, al loro reincontrarsi, stupirsi l’uno dell’altra. Così qui l’intero fenomeno aderisce ancora strettamente al tronco della natura, dal quale è germogliato, ed è partecipe dell’inconsapevole onniscienza della grande Madre. Solo dopo che l’intima essenza della natura (la volontà di vivere nella sua oggettivazione) s’è elevata attraverso i due regni degli esseri incoscienti e poi, dopo essere passata, vigorosa ed esultante, attraverso la serie lunga e vasta degli animali, è giunta infine, con la comparsa della ragione, cioè nell’uomo, per la prima volta alla riflessione: allora essa si stupisce delle sue proprie opere e si chiede che cosa essa sia. La sua meraviglia, però, è tanto più seria, in quanto essa si trova qui per la prima volta coscientemente di fronte alla morte, e, accanto alla caducità di ogni esistenza, le si rivela anche, con maggiore o minore consapevolezza, la vanità di ogni aspirazione. Con questa riflessione e con questo stupore nasce allora, unicamente nell’uomo, il bisogno di una metafisica: egli è dunque un animal metaphysicum.
Arthur Schopenhauer

Il mio punto di vista, dunque, è che la dialettica va separata dalla logica più nettamente di quanto abbia fatto Aristotele, lasciando la verità oggettiva, nella misura in cui essa è formale, alla logica e limitando la dialettica allottenere ragione: e, in secondo luogo, che sofistica ed eristica non vanno separate dalla dialettica così come fa Aristotele: poiché questa differenza riposa sulla verità materiale oggettiva, sulla quale non possiamo venire in chiaro con certezza preventivamente… È facile a dirsi che nel contendere non bisogna avere di mira altro se non il portare alla luce la verità: il fatto è che non si sa ancora dove essa sia: si viene fuorviati agli argomenti dell’avversario e anche dai propri.
Arthur Schopenhauer

Quando studiavo a Gottingen il professor Blumenbach ci parlò molto seriamente, nel corso di fisiologia, degli orrori delle vivisezioni e ci fece notare come esse fossero una cosa crudele e orribile. Invece oggi ogni medicastro si crede autorizzato a effettuare nella sua stanza delle torture gli atti più crudeli nei confronti delle bestie. Nessuno è autorizzato a effettuare vivisezioni.
Arthur Schopenhauer

Una grande quantità di cattivi scrittori vive unicamente della stoltezza del pubblico, che non vuole leggere se non ciò che è stato stampato il giorno stesso: sono i giornalisti. Il nome coglie nel segno! Si dovrebbe dire: “operaio pagato alla giornata.” Tutti i giornalisti sono, per via del mestiere che fanno, degli allarmisti: è il loro modo di rendersi interessanti. Essi somigliano in ciò a dei botoli che, appena sentono un rumore, si mettono ad abbaiare forte. Bisogna perciò badare ai loro squilli d’allarme solo quel tanto che non guasti la digestione.
Arthur Schopenhauer

La soddisfazione dell’istinto sessuale è in sé assolutamente riprovevole, in quanto è la più forte affermazione della vita. Ciò vale sia nel matrimonio che al di fuori di esso. Ma il secondo caso è doppiamente riprovevole, in quanto è al tempo stesso negazione dell’altrui volontà: alla ragazza infatti ne deriverà direttamente o indirettamente sventura; e l’uomo dunque soddisfa la sua voglia a spese della felicità di altri.
Arthur Schopenhauer

Preso sensu proprio il dogma diventa rivoltante. Esso, infatti, prevedendo le eterne torture dell’inferno, fa scontare con pene senza fine qualche fallo o persino la mancanza di fede di una vita che spesso non giunge neppure a vent’anni; in più vi è il fatto che questa dannazione quasi universale è in realtà la conseguenza del peccato originale e quindi il risultato inevitabile della prima caduta dell’uomo. Ma questa caduta avrebbe dovuto, in ogni caso, essere prevista da colui che in primo luogo non ha creato gli uomini migliori di quello che sono, e poi ha loro apprestato un tranello, pur sapendo che vi sarebbero caduti, poiché tutto era opera sua e nulla gli rimane nascosto. Secondo questo dogma egli avrebbe chiamato dal nulla all’esistenza un genere umano debole e soggetto al peccato per poi condannarlo a torture senza fine. Inoltre c’è da aggiungere che il Dio che prescrive l’indulgenza e il perdono di ogni colpa fino a giungere all’amore per i nemici non manifesta simili sentimenti, bensì cade in sentimenti opposti; perché un castigo che subentra alla fine delle cose, quando tutto è passato e concluso, non può avere per scopo né il miglioramento né l’intimorimento: è, dunque, soltanto vendetta. Visto così, sembra persino che l’intero genere umano sia stato in realtà destinato e creato apposta per l’eterna tortura e dannazione – tranne quelle poche eccezioni che, non si sa perché, sono state salvate mediante la predestinazione, per grazia di Dio. A parte queste eccezioni, risulta come se il buon Dio avesse creato il mondo affinché il diavolo se lo pigliasse; onde egli avrebbe fatto assai meglio se vi avesse rinunciato.
Arthur Schopenhauer

Se noi potessimo mai non essere, già adesso non saremmo. La prova più certa della nostra immortalità è il fatto che noi ora siamo. Perché ciò dimostra che su di noi il tempo non può nulla: in quanto è già trascorso un tempo infinito. È del tutto impensabile che qualcosa che è esistito una volta, per un momento, con tutta la forza della realtà, dopo un tempo infinito possa non esistere: la contraddizione è troppo grossa. Su questo si fondano la dottrina cristiana del ritorno di tutte le cose, quella induista della creazione del mondo che si ripete continuamente a opera di Brahma, e dogmi analoghi di Platone e altri filosofi.
Arthur Schopenhauer

Volere il meno possibile e conoscere il più possibile è la massima che ha guidato la mia vita. La Volontà è infatti l’elemento assolutamente infimo e spregevole in noi: bisogna nasconderlo come si nascondono i genitali, benché siano entrambi le radici del nostro essere. La mia vita è eroica, e non si può valutare con un metro da filisteo o con il cubito del bottegaio, né con una misura proporzionata alla gente comune, che non vive altra esistenza se non quella individuale, limitata a un breve lasso di tempo. Per questo non devo turbarmi se penso a quanto mi manchi ciò che fa parte della regolare vita dell’individuo: ufficio, casa, vita sociale, moglie e prole. L’esistenza degli esseri comuni si risolve in questo. La mia vita invece è una vita intellettuale, il cui imperturbato procedere e l’indisturbata operosità devono dare frutto nei pochi anni della piena forza mentale e del suo libero impiego per arricchire secoli dell’umanità. La mia vita personale è soltanto la base di questa vita intellettuale, la conditio sine qua non – un elemento del tutto subordinato, quindi. Quanto più questa base sarà sottile, tanto più sarà sicura; se produce ciò che deve produrre in relazione alla mia vita intellettuale, ha raggiunto il suo scopo. L’istinto di cui tale vita è provvista, e la cui esistenza obbedisce a scopi intellettuali, è stato anche per me una guida sicura: in tal modo io non ho badato agli scopi personali e ho investito tutto nella mia esistenza spirituale. Non posso perciò nemmeno meravigliarmi che la mia vita personale sembri incoerente e in sé disordinata: è come la voce di ripieno nell’armonia, la quale non può avere in sé alcuna continuità giacché serve soltanto da sottofondo alla voce principale, dove invece c’è continuità. Ciò che inevitabilmente manca alla mia vita personale mi è restituito in altro modo con il pieno godimento – durante tutta la vita – del mio spirito e della mia aspirazione secondo l’orientamento innato; anzi, se lo possedessi, mi risulterebbe indigesto e di intralcio. Uno spirito che di suo dona e crea, e precisamente ciò che nessun altro può dare e creare in tal modo, e che proprio per questo permarrà e durerà – voler costringere un siffatto spirito a cose diverse, imporgli in generale servizi coatti, e distoglierlo così dalle sue donazioni spontanee, sarebbe crudele e insieme stolto”… “La mia epoca e io non siamo fatti l’uno per l’altro: questo è chiaro. Ma è da vedere chi di noi due vincerà il processo di fronte al tribunale dei posteri.
Arthur Schopenhauer

Non sono mai mancate persone, che si siano affaticate a fondare il loro mantenimento sul bisogno metafisico dell’uomo e a sfruttarlo il più che possibile: perciò in tutti i popoli vi sono i monopolizzatori ed appaltatori generali di esso: i sacerdoti. Il loro mestiere però dovette da per tutto esser loro assicurato con la concessione del diritto di imprimere i loro dogmi metafisici negli uomini assai presto, prima ancora che il giudizio si desti dal suo sopore mattutino, ossia nella prima fanciullezza: giacché così ogni dogma bene impresso, sia anche il più insensato, aderisce per sempre. Se essi dovessero aspettare finché il giudizio è maturo, i loro privilegi non potrebbero più esistere.
Arthur Schopenhauer

Le religioni sono necessarie al popolo, e sono per esso un inestimabile beneficio. Quando però esse vogliono opporsi ai progressi dell’umanità nella conoscenza della verità, allora debbono essere messe da parte con la massima deferenza possibile. E pretendere che anche uno spirito grande – uno Shakespeare, un Goethe – faccia entrare nella propria convinzione, implicite, bona fide et sensu proprio, i dogmi di una qualche religione, è come pretendere che un gigante calzi la scarpa di un nano.
Arthur Schopenhauer

Dio è per i prìncipi lo spauracchio con cui essi mandano a letto i bambini grandi quando non c’è più altro che serva; quindi essi l’hanno in gran conto. Di più, dopo che cadde in disuso l’ultima ratio theologorum, quel mezzo di governo perdette molto della sua efficacia. Imperocché tu ben sai che le religioni sono come le lucciole: per risplendere esse hanno bisogno dell’oscurità. Un certo grado di ignoranza generale è la condizione di tutte le religioni, è il solo elemento nel quale esse possono vivere.
Arthur Schopenhauer

La religione può dunque venir paragonata ad uno che prende per mano un cieco e lo guida dove questi non può vedere, nel qual caso l’essenziale è che il cieco raggiunga la propria meta, e non ch’egli veda ogni cosa. Questo è infatti l’aspetto più brillante della religione. Se essa è una frode, non si può negare che non sia una pia fraus. E in tal caso i sacerdoti sono uno strano quid medium tra i ciurmatori e i moralisti.
Arthur Schopenhauer

Per un periodo di 1800 anni la religione ha posto la museruola alla ragione. Il compito dei professori di filosofia è quello di camuffare da filosofia tutta la mitologia ebraica.
Arthur Schopenhauer

Ogni miserabile babbeo, che non abbia al mondo nulla di cui poter essere orgoglioso, si appiglia all’ultima risorsa per esserlo, cioè alla nazione cui appartiene: in tal modo egli si rinfranca ed è ora pieno di gratitudine e pronto a difendere con le unghie e con i denti tutti i difetti e tutte le stoltezze caratteristiche di quella nazione.
Arthur Schopenhauer

Nel 1857 è comparsa la quinta edizione di un libro adoperato all’università: Notions élémentaires de grammaire comparée, pour servir à l’étude des trois langues classiques, rédigé sur l’invitation du ministre de l’lnstruction publique, par Egger, membre de l’lnstitut, eccetera. E, invero – credite posteri! (Orazio, Carmina, 11, 19, 21) – la terza lingua classica di cui si parla è la francese. Dunque questo miserrimo gergo romanzo, questa pessima mutilazione di parole latine, questa lingua che dovrebbe guardare con profondo rispetto alla sua più antica e assai più nobile sorella, l’italiano, questa lingua che ha come esclusiva peculiarità il disgustoso suono nasale, en, un, un, come pure il singhiozzante accento così indicibilmente ripugnante sull’ultima sillaba, mentre tutte le altre lingue hanno la penultima lunga, che produce un effetto così delicato e pacato, questa lingua, nella quale non esiste metro ma soltanto la rima, per lo più in é o on, costituisce la forma della poesia: questa lingua meschina viene qui posta come langue classique accanto al greco e al latino! Invoco il biasimo dell’Europa tutta per umiliare questi spudoratissimi fanfaroni.
Arthur Schopenhauer

Per formulare la dialettica in modo limpido bisogna considerarla, senza badare alla verità oggettiva (che è oggetto della logica), semplicemente come l’arte di ottenere ragione, la qual cosa sarà certo tanto più facile se si ha oggettivamente ragione. Dunque la dialettica non deve avventurarsi nella verità: alla stessa stregua del maestro di scherma, che non considera chi abbia effettivamente ragione nella contesa che ha dato origine al duello: colpire e parare, questo è quello che conta.
Arthur Schopenhauer

Il diritto che ha l’uomo di disporre della vita e delle forze degli animali ha il suo proprio fondamento sul fatto che a mano a mano che la coscienza si accresce in chiarezza, si accresce in proporzione anche il dolore. In base a tutto ciò si determina in pari tempo il grado in cui l’uomo può senza ingiustizia usufruire delle forze animali; questo limite viene troppo spesso infranto, specialmente riguardo alle bestie da soma e ai cani da caccia; quindi, a reprimer tale abuso, si sono istituite apposite società protettrici degli animali. A parer mio, il diritto dell’uomo non è neppure tale da autorizzare le vivisezioni in genere; tanto meno, se si tratti di animali superiori.
Arthur Schopenhauer

La vita d’ogni singolo, se la si guarda nel suo complesso, rilevandone solo i tratti significanti, è sempre invero una tragedia; ma, esaminata nei particolari, ha il carattere della commedia. Imperocché l’agitazione e il tormento della giornata, l’incessante ironia dell’attimo, il volere e il temere della settimana, gli accidenti sgradevoli d’ogni ora, per virtù del caso ognora intento a brutti tiri, sono vere scene da commedia. Ma i desideri sempre inappagati, il vano aspirare, le speranze calpestate senza pietà dal destino, i funesti errori di tutta la vita, con accrescimento di dolore e con morte alla fine, costituiscono ognora una tragedia. Così, quasi il destino avesse voluto aggiungere lo scherno al travaglio della nostra esistenza, deve la vita nostra contenere tutti i mali della tragedia, mentre noi riusciamo neppure a conservar la gravità di personaggi tragici, e siamo invece inevitabilmente, nei molti casi particolari della vita, goffi tipi da commedia.
Arthur Schopenhauer

Nel Nuovo Testamento si parla del mondo come di qualcosa di estraneo, che non si ama, dominato dal diavolo. Questo coincide con lo spirito ascetico della negazione del proprio Sé e del superamento del mondo, che insieme all’illimitato amore per il prossimo, addirittura per il nemico, è la caratteristica che il cristianesimo ha in comune con il bramanesimo e il buddismo, e ne dimostra l’affinità.
Arthur Schopenhauer

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