Idee, parole, metafore e riflessioni
 
Cervello, creatività e stranezze

Cervello, creatività e stranezze

Cervello, creatività e stranezze
Cervello, creatività e stranezze

Cervello, creatività e stranezze, disturbi e sregolatezza, un articolo che indaga la genialità e le sue deviazioni analizzando alcuni casi famosi della storia.

Il genio è per l’1% ispirazione e per il 99% traspirazione.
Thomas Alva Edison

Il genio si muove nella follia, nel senso che si tiene a galla là dove il demente annega.
Paul Valéry

Come ha potuto un genio come Freud scrivere tutti quei libri dimenticandosi allo stesso tempo di elaborare una benché minima teoria della stupidità; ma forse intendeva andarci vicino quando scrisse Il problema economico del masochismo.
Carl William Brown

There is no great genius without a tincture of madness.
Seneca

Come si sa, funzione propria del genio è fornire idee ai cretini vent’anni dopo.
Louis Aragon

Il potere non è che lo stupido tentativo dell’umanità di sopravvivere alla sua banalità, è lo sterile e ingenuo tentativo di imbalsamare la trasformazione della materia, di contenere l’assurda e inconcepibile energia della problematica genialità.
Carl William Brown

Se desideriamo conoscere la forza del genio umano dobbiamo leggere Shakespeare. Se vogliamo constatare quanto sia insignificante l’istruzione umana possiamo studiare i suoi commentatori.
William Hazlitt

Quando un vero genio appare in questo mondo, lo si può riconoscere dal fatto che gli idioti sono tutti coalizzati contro di lui.
Jonathan Swift

Gli uomini di genio sono meteore destinate a bruciare per illuminare il loro secolo.
Napoleone Bonaparte

Genio, in verità, è poco più che la facoltà di percepire in un modo inconsueto.
William James

La storia è piena di menti eccelse che hanno dovuto fare i conti con piccole stranezze o grandi ossessioni. Si pensi alle crisi depressive di Beethoven, alle nevrosi di Kafka, alle manie di persecuzione di Schopenhauer, alle bizzarrie di Einstein che – e forse questo era il suo segreto – anche da adulto continuava a porsi domande che avrebbe fatto un bambino. “L’esaltazione creatrice si ritrova spesso affiancata alla melanconia, alla depressione, agli stati maniacali. Biografie e autobiografie lo confermano ampiamente”, ha scritto lo psichiatra e antropologo francese Philippe Brenot in Geni da legare (Piemme).

Albert Einstein
Albert Einstein

Ma che cos’è il genio? E perché talvolta si manifesta insieme alla follia? Le risposte, ammesso che esistano, vanno cercate in quell’ammasso di cento miliardi di cellule nervose chiamato cervello. Una struttura complessa, forse la più complessa dell’universo, e il cui funzionamento è ben lontano dall’essere compreso. Gli scienziati non sanno ancora dire con esattezza come nasce l’intelligenza, né che differenze ci sono tra il cervello di un genio e quello di un comune mortale.

Le ipotesi tuttavia non mancano. Secondo alcuni neurologi, i grandi geni, da Newton a Einstein a Nash, userebbero molto l’emisfero sinistro del cervello, quello che sovraintende al linguaggio, che si accosta alla realtà in modo più globale e fornisce risposte intuitive e immediate. Altre teorie cercano di spiegare la coesistenza di genialità e malattia: alcuni deficit mentali sarebbero compensati dallo sviluppo di altre doti intellettuali, un po’ come accade per i non vedenti che spesso possono contare sulla particolare acutezza degli altri sensi.

Va in questa direzione il risultato di una ricerca di scienziati americani e australiani. L’équipe, guidata da Bruce Miller, dell’Università di San Francisco, e Allan Snyder, dell’Università di Sydney, avrebbe scoperto che “spegnendo” una certa area del cervello anche le persone normali possono acquisire doti geniali in campo artistico o matematico. L’idea è nata studiando le vicende di alcuni malati di mente con capacità eccezionali.

I ricercatori hanno scoperto che in molti geni-folli risulta danneggiato il lobo temporale sinistro. Proprio questo handicap sarebbe alla base di particolari abilità: “È come se il malfunzionamento di una parte liberasse le capacità di altre aree del cervello”. Il passo successivo è stato quello di provare a spegnere, con una tecnica usata per curare la depressione (la stimolazione magnetica transcraniale) il lobo temporale sinistro in persone normali: su 17 volontari 5 hanno acquisito capacità matematiche e artistiche prima assenti.

Esiste, dunque, un legame tra alcune zone del cervello e il binomio genio-follia? Non tutti la pensano così. “Localizzare la follia, la genialità o la semplice intelligenza in aree precise del cervello ci fa solo fare passi indietro”, dice Valentino Braitenberg, professore di scienza e teoria del cervello al Max Planck Institute di Tubinga, in Germania. “Già cento anni fa alla domanda: dove risiede l’intelligenza?, gli studiosi rispondevano: nei lobi frontali.

Invece negli ultimi decenni abbiamo imparato che per svelare i misteri della mente dobbiamo soffermarci non tanto sulle strutture macroscopiche quanto sulla colossale rete di neuroni del cervello”. Insomma, l’intelligenza, più che essere concentrata in un punto, sarebbe frutto dell’attivazione contemporanea di miliardi di cellule (e dei loro collegamenti) in tutto il cervello. E il genio? “È colui che, per qualche motivo ancora misterioso, riesce a usare in modo più efficiente i suoi neuroni”, dice Braitenberg. “E se qualcuno chiedesse che differenza c’è tra la struttura cerebrale di un genio e quella di uno stupido direi: nessuna. Come dimostrano gli studi fatti: sulla materia grigia di Albert Einstein, che hanno evidenziato pochissime variazioni rispetto alla media”.

C’è poi la questione dell’ambiente. Geni (o intelligenti): si nasce o si diventa? “Dipende dalle mode”, risponde Valentino Braitenberg. “Negli Anni 50, in America, per reazione al razzismo nazista, si escludeva che l’intelligenza potesse essere ereditaria. Poi, mentre noi cercavamo di adeguarci, sempre negli Usa ha preso piede una nuova forma di “innatismo” che ha avuto nel linguista Noam Chomsky il suo profeta”.

Probabilmente la verità sta nel mezzo, come sostiene Robert Clarke, giornalista e autore di Supercervelli, un libro presto edito da Bollati Boringhieri. “L’intelligenza”, scrive Clarke, “non è solo una funzione del cervello pensante. Nel suo sviluppo intervengono tutti gli elementi della cultura del gruppo e della famiglia di appartenenza. Mozart sarebbe stato Mozart se fosse nato in una famiglia del tutto ignorante in fatto di musica.

Maria Rainer Rilke
Maria Rainer Rilke

Ma dove si nasconde l’intelligenza? Una risposta, ancora da verificare, l’hanno data nel luglio del 2000 due gruppi di ricercatori delle Università di Cambridge, Inghilterra, e dell’Università di Dusseldorf, Germania. In uno studio pubblicato dalla rivista Science le due équipe annunciavano di aver finalmente localizzato l’area del cervello umano responsabile delle attività intelligenti: la corteccia frontale laterale.

Per ottenere questo risultato gli scienziati hanno monitorato l’attività cerebrale di un gran numero di volontari con una macchina capace di misurare il flusso sanguigno all’interno delle singole zone del cervello. Sottoponendo alle “cavie” rompicapi basati su successioni di lettere e simboli (proprio come i test utilizzati per determinare il quoziente di intelligenza) i ricercatori hanno notato un aumento nell’afflusso di sangue solo nella corteccia frontale laterale.

Non sono mancate le obiezioni, a cominciare proprio da Science, che nello stesso numero ha pubblicato un articolo per contestare l’approccio dagli autori della scoperta: troppo semplicistico definire l’intelligenza umana come la capacità di risolvere un quiz. Per non parlare di chi ritiene che il cervello non possa essere diviso in compartimenti stagni e che l’intelligenza sia il risultato di un’attività che lo coinvolge nel suo complesso. Una controversia che dura da più di cent’anni.

All’inizio del 900 furono avanzate le prime ipotesi sulle funzioni da attribuire alle diverse aree dei cervello. Ma fu subito dopo la Prima guerra mondiale che gli scienziati poterono contare su casi clinici particolarmente interessanti: erano i feriti di ritorno dal fronte che avevano perso facoltà mentali diverse a seconda del punto della testa in cui erano stati colpiti.

Ancora oggi chi studia i traumi cerebrali sa bene che una lesione del lobo frontale può innescare difficoltà di linguaggio mentre una lesione al lobo occipitale (quello posteriore) può provocare un degrado della vista. Rimane il dubbio però che l’intelligenza sia qualcosa in più che una semplice funzione biologica. Forse, come hanno dimostrato i ricercatori di Cambridge e Berlino, davvero la corteccia frontale laterale e particolarmente attiva quando siamo alle prese con un problema. Ma non e detto che sia la sola a funzionare in quel momento.

Creatività e sregolatezza. Alcuni esempi.

Albert Einstein il fisico tedesco padre della relatività, è il genio moderno per antonomasia. Eppure da piccolo fu considerato un bambino ritardato.

Arthur Rimbaud Poeta maledetto, soffriva spesso di allucinazioni. Tra avventure libertine e grande creatività, la sua geniale produzione si concentrò in soli quattro anni.

Ludvig Boltzmann Fisico austriaco, ha rivoluzionato la termodinamica. Soffrì a lungo di depressione e si suicidò in vacanza con moglie e figlia a Trieste.

Arthur Schopenhauer Il filosofo del Mondo come volontà e rappresentazione soffrì di manie di persecuzione alternate a periodi di autoesaltazione.

Ettore Majorana Solitario e depresso, il giovane fisico siciliano era il più brillante tra gli allievi di Enrico Fermi. Scomparve senza lasciare traccia a 31 anni.

August Strindberg Uno dei più grandi drammaturghi dell’800, in fuga da se stesso, ossessionato dalla gelosia e dalle manie di persecuzione.

Franz Kafka L’autore delle Metamorfosi soffrì di anoressia e di nevrosi ossessive: si privava di certi alimenti e si sottoponeva a bagni di acqua gelata.

Rainer Maria Rilke Tra i più grandi poeti europei del Novecento. Sull’orlo della schizofrenia fu accompagnato per tutta la vita da un senso di profonda angoscia.

Robert Schumann
Robert Schumann

Robert Schumann A 9 anni scrisse la prima opera. Da adulto affermò di comporre sotto dettatura degli angeli. Morì pazzo ossessionato da una sola nota: il “la”.

Vincent Van Gogh L’impressionista olandese passava specie in estate fasi maniaco depressive alternate a periodi di esaltazioni. In un momento di crisi si taglio persino un orecchio.

P.S. Da notare che in Germania lo Stato offre una soluzione sperimentale con il Centro di Psicologia Scolastica per la promozione del talento. Finalmente dunque anche una struttura pubblica si affianca alla famosa scuola privata scozzese Cademuir International School che da tempo segue i bambini particolarmente dotati.

Il Cervello Umano

Il cervello umano è composto da due emisferi, quello destro e quello sinistro, ciascuno dei quali presenta una parte centrale bianca e una esterna fatta di materia grigia e ricca di pieghe, che viene chiamata corteccia. La corteccia è a sua volta suddivisa in lobi: il lobo frontale (sede dell’attività psichica), quello occipitale (che è responsabile della vista), il temporale (che elabora il linguaggio) e il parietale (sede della sensibilità tattile).

Recentemente, su Science, ricercatori dell’Università Ruhr a Bochum in Germania, ha pubblicato un rapporto che irrobustisce le (scarse) conoscenze sul rapporto tra attività cerebrale e assetto del cervello e cioè sull’affascinante quesito se la sua attività sia in grado di modificarne struttura e funzioni. Finora gli studi erano stati realizzati essenzialmente su animali: topi, scimmie, invertebrati.

I ricercatori tedeschi hanno invece studiato umani ai quali, per alcune ore, è stato stimolato il polpastrello dell’indice destro. L’uso del dito ha prodotto una maggiore sensibilità, misurata come abilità di discriminazione tattile, e, al tempo stesso, un allargamento della sua rappresentazione nella corteccia sensoriale.

In proposito, occorre sapere che il nostro cervello contiene, in aree diverse, mappe che rappresentano il corpo nella sua interezza. Molto studiata da decenni, la mappa, collocata nella corteccia sensoriale, che rappresenta i confini del nostro corpo delineati dalla sensibilità cutanea. E si sa che in questa mappa la bocca, l’indice della mano dominante, i piedi, gli organi genitali occupano porzioni corticali più ampie del tronco o di altre parti del corpo ben più estese.

La rappresentazione quindi non tiene conto della topografia della superficie corporea, ma delle sue funzioni; si sviluppa nel primo periodo della vita, quando il cervello struttura i suoi circuiti in funzione dei compiti dell’organismo, presenti e futuri, tra cui, innanzitutto, evitare i pericoli, mangiare, riprodursi.

Ma nel cervello adulto, è ancora possibile questa duttilità, questa malleabilità delle strutture nervose in rapporto alle funzioni? Lo studio citato risponde affermativamente al quesito in modo alquanto impressionante, data la semplicità dell’esperimento e l’uso di soggetti normali in buona salute. In precedenza, infatti, gli studi si erano concentrati su situazioni patologiche, come nel caso dell’amputazione di un dito o in quello di persone cieche dalla nascita che hanno imparato a leggere tramite le dita, con il Braille.

Nella corteccia somatosensoriale della persona con il dito tagliato, si era riscontrata un’invasione di campo da parte dei neuroni rappresentativi delle dita vicine, nel caso invece delle persone cieche, addestrate nella lettura Braille, si è avuto un effetto opposto, un notevole allargamento della rappresentazione corticale delle dita (taluni leggono con tre dita contemporaneamente) o del dito usato per decifrare i caratteri. Si realizza dunque una riorganizzazione della corteccia, nel primo caso per carenza di input sensoriale, nel secondo per un aumento dell’input.

Questa plasticità dei circuiti cerebrali inizia ad essere dimostrabile anche in altre aree legate all’apprendimento, non solo di tipo sensitivo, ma anche cognitivo. L’ippocampo destro dei tassisti londinesi più anziani è più ampio di quello dei colleghi più giovani, a dimostrazione che la maggiore abilità nel localizzare le strade della metropoli si riflette nella struttura dei circuiti cerebrali deputati alle abilità spaziali. Per dirla con Joseph LeDoux, famoso neurobiologo statunitense, di cui è in libreria “II Sé sinaptico”, nel cervello umano “ci sono sempre nuove connessioni in attesa di essere realizzate”

Per comprendere le basi biochimiche dell’aumento della rappresentazione corticale del dito stimolato, Hubert R. Dinse e colleghi, su Science, raccontano di aver somministrato ai volontari un farmaco che blocca un particolare recettore per il glutammato (il più diffuso neurotrasmettitore eccitatorio dei cervello), chiamato NMDA (n-metil-d-aspartato). Una singola dose del farmaco ha bloccato le maggiori capacità di discriminazione tattile acquisite con l’esercizio. Al contrario, la somministrazione di amfetamine ha prodotto un potenziamento dell’abilità.

L’importanza del recettore NMDA per la formazione della memoria è stata dimostrata per la prima volta quasi venti anni fa: bloccando questo recettore non si interrompe il normale scambio tra neuroni all’interno della connessione (detta sinapsi), ma si impedisce che si realizzi un meccanismo chiamato potenziamento a lungo termine (LTP in sigla) che si pensa sia alla base della formazione dei ricordi.

Invece, l’attivazione del recettore NMDA causa una serie di cambiamenti neineuroni connessi (detti pre e post-sinaptici, a seconda che inviino o ricevano l’input) con aumento della sintesi delle proteine, allargamento dei dendriti (la struttura neuronale ricevente), potenziamento del rilascio di glutammato da parte degli assoni (la struttura neuronale trasmittente). Le anfetamine hanno la capacità di potenziare la memoria poiché stimolano l’incremento di alcuni neuro-trasmettitori come la serotonina e la dopamina che sono in grado di attivare il recettore NMDA.

La ricerca farmacologia è concentrata sui numerosi passaggi molecolari (su cui non è il caso di approfondire) che portano al potenziamento della memoria, tra cui’ l’individuazione del gene che comanda la sintesi del recettore NMDA. L’obiettivo è la terapia genica dei sempre più diffusi disturbi della memoria e della cognizione. In attesa della pillola della memoria, (sarebbe utile ricordarsi di aprire la nostra farmacia interna, che è in grado di produrre serotonina e dopamina alla bisogna. Serve però la ricetta: buon umore, buona alimentazione e attività fisica e mentale ad ogni età.

Sul genio e la genialità potete anche leggere:

Aforismi sul genio e la genialità

Evaristo Galois, il Rimbaud della matematica.

Cervello, creatività e stranezze

Arte, genio e creatività

Introduzione alla Daimonologia

Matematica, educazione e creatività



Pensieri e riflessioni

Articoli e Saggi

Aforismi per autore

Aforismi per argomento