Idee, parole, metafore e riflessioni
 
Il vendicatore letterario

Il vendicatore letterario

Carl William Brown Il vendicatore letterario
Carl William Brown Il vendicatore letterario

Lo schiavo, nell’attimo in cui respinge l’ordine umiliante del suo superiore, respinge insieme la sua stessa condizione di schiavo.
Albert Camus

Dedicato a tutti coloro che hanno sofferto, che soffrono o che soffriranno, con buona pace del potere, dell’autorità e della sublime stupidità.
Carl William Brown

Con la cattiveria, l’uomo si vendica contro la società per i limiti che essa gli impone. Questo desiderio di vendetta anima tutti.
Sigmund Freud

Quando ci si vuole assolutamente vendicare di un avversario, bisogna attendere finché non si abbiano le mani piene di verità e di giustizia e quest’ultime, non le si possa giocare contro di lui con calma: sicchè il far vendetta coincida col far giustizia. E’ la più terribile specie di vendetta, giacchè sopra di sè non ha nessuna istanza alla quale ci si possa ancora appellare.
Friedrich Nietzsche

Non è questione di rabbia, di rancore, di livore, di invidia, di odio, di rivalsa, di vendetta, o come qualche ingenuo e stupido psichiatra cercherebbe di diagnosticare nelle modalità di un banale disturbo della personalità, la faccenda è che ci sono una marea di fottuti imbecilli che hanno troppo per le loro esigenze e questo li rende ancora più coglioni, quindi per una politica che aspiri ad un minimo di giustizia, di libertà e di uguaglianza andrebbero pacificamente eliminati, giusto per ridistribuire un po’ il reddito!
Carl William Brown

Triplice attentato in Egitto. Almeno 5 morti. A rivendicare via Twitter gli attentati, il gruppo jihadista Ansar beyt el Makdes, già autore di numerose violenze nel Sinai. “Questo attacco – si legge nel testo – è diretto contro le forze di sicurezza, infedeli e sanguinarie”. Un chiaro monito ai militari, colpevoli della deposizione del presidente Morsi e dell’eliminazione dalla scena politica dei Fratelli Musulmani. Attacchi che giungono – e non è un caso – alla vigilia del terzo anniversario della caduta del regime di Hosni Mubarak, e che fanno piombare la capitale egiziana nel terrore. E’ la prima volta, infatti, che il Cairo subisce un attentato con un’autobomba, caricata con almeno 500 chilogrammi di tritolo, a cui sono seguite altre due deflagrazioni, causate da ordigni esplosivi. Beh, forse non esiste un Dio, ma per fortuna esiste il tritolo.
Carl William Brown

Ma chi è costui? Diciamo pure che è uno scrittore, uno studioso, un educatore, un contestatore, un ribelle, un idealista, un materialista, un umorista, un artista, e si potrebbe continuare! La sua nazionalità è italiana ma egli si considera apolide, una nullità dell’universo che ha deciso di contrastare la somma regina dell’umanità, vale a dire la stupidità e ogni sua forma di autorità.

Il suo nome è dedicato ad alcuni grandi personaggi che lo hanno ispirato, anche se poi, come direbbe Shakespeare, che cosa c’è in un nome, una rosa non sarebbe forse una rosa se la chiamassimo in un altro modo? Ma perché “Il vendicatore”? Il termine è da intendersi in maniera letteraria e si rifà ad un istinto atavico di rivalsa nei confronti di ogni ingiustizia e di ogni sopruso, di protesta verso il dolore causato dagli abusi del potere e dell’autorità, di poter riconquistare la serenità e la pace interiore, consapevoli che solo la lotta, la ricerca, la perseveranza e la determinazione possono influire sul proprio e altrui destino dando allo stesso tempo un senso di grande ed umana vitalità.

E’ proprio perché C.W.Brown pensa che il ruolo dell’intellettuale sia quello di divulgare una visione del mondo più ideale al fine di migliorare quella reale che ha deciso di rivestire il ruolo del vendicatore letterario, incitando e confortando, attraverso nuove forme di pensiero, tutti coloro che vogliono, contrastando il dominio della stupidità, guadagnarsi un po’ più di libertà. C.W.Brown è sostanzialmente un teorico, un filosofo-artista alla maniera di Nietzsche, fortemente consapevole che l’azione deve seguire il pensiero (Shakespeare), ed è perciò che attraverso i suoi aforismi cerca di divulgare le sue idee affinché gli altri possano agire e quindi migliorare il comportamento della specie.

Talvolta egli può sembrare perfino troppo sarcastico e crudele e le sue riflessioni quasi criminali, ma, come ci ricorda Freud: “Con la cattiveria, l’uomo si vendica contro la società per i limiti che essa gli impone. Questo desiderio di vendetta anima tutti.” E’ dunque per incitare gli uomini troppo buoni a non farsi schiacciare e sfruttare dal potere della stupidità (o se preferite dalla stupidità del potere) che scrive Carl William Brown, consapevole di poter offrire uno stimolo, un sollievo e uno spunto di riflessione a tutti coloro che odiano il non sapere, la violenza, il dolore, lo sfruttamento, la stupidità suprema e assurda che influisce negativamente sulle nostre vite, anche le più agiate.

Certo, direte voi, questo autore non deve essere molto soddisfatto della sua esistenza se nutre tanto rancore nei confronti delle malefatte dell’imbecillità, ma d’altronde se non sono coloro che si trovano a disagio a voler per primi cambiare la situazione in cui si trovano, chi mai dovrebbe essere? Sono gli infelici a lottare per un mondo migliore, perché appunto ricercano la felicità, diceva Lauer. Inoltre come sostiene Mario Vargas Llosa è tipico della buona letteratura suscitare una certa inquietudine verso il mondo reale, una certa forma di ribellione nei confronti dell’autorità, delle istituzioni o delle consuetudini stabilite. E’ sostanzialmente lo stesso pensiero di Corrado Staiano che ci ricorda appunto come ai nostri giorni nella letteratura, come del resto tra gli intellettuali di questa società, c’è carenza di passione, c’è acquiescenza, e questo perché non nascono più ribelli, e allora ecco il perché io ho deciso di cercare di fare qualcosa nel senso opposto dando cioè corpo allo stato nascente della protesta e ho deciso così di voler suscitare un senso di indignazione, di contestazione, di vendetta.

E per finire alcune parole di rassicurazione e di conforto per chi, ignaro del fatto che per creare bisogna distruggere (Eliot), trovasse gli scritti dell’autore un po’ troppo nichilistici: “La morte fa coppia con l’Amore. Insieme governano il mondo…Dal principio la psicanalisi riteneva che solo l’amore fosse importante. Oggi sappiamo che la morte lo è altrettanto. Da un punto di vista biologico ogni essere vivente, per quanto intensamente la vita bruci in lui, anela al Nirvana, anela alla cessazione di quella “febbre chiamata vita” (E.A. Poe). Il desiderio può essere mascherato dalle più varie circonlocuzioni. Ciò non toglie che lo scopo ultimo della vita sia la sua stessa estinzione!… La vittoria finale spetta sempre al Verme Conquistatore.” (Sigmund Freud)

Così Carl William Brown conscio che il ruolo del filosofo è quello di insegnare a morire (si veda Montaigne), anche perché chi ha imparato a morire ha anche imparato a non essere schiavo e quindi a lottare per la libertà, cerca con i suoi aforismi di trasformare la buffa tragedia dell’umanità in una soave commedia contro la stupidità e grazie al suo umorismo intende appunto incanalare la perniciosa aggressività dell’assurdità in una acerrima sfida contro il male e la banalità, allo scopo ovviamente di conquistare un po’ più di felicità, una sorta di iniziazione all’educazione cimiteriale.

Leggi anche :

Aforismi di Carl William Brown ;

Indice argomenti trattati  ;