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Riflessioni sulla guerra

Riflessioni sulla guerra

La grande guerra
La grande guerra

Riflessioni sulla guerra, pensieri, idee, divagazioni e provocazioni di vari autori sulla tragedia e la stupidità della guerra e dei suoi malefici artefici.

Finché l’uomo resta un animale, vive per il combattimento, a spese degli altri, teme e odia il prossimo. La vita, quindi, è guerra.
Hermann Hesse

La guerra in un primo momento è la speranza che a uno possa andar meglio, poi l’attesa che all’altro vada peggio, quindi la soddisfazione perché l’altro non sta per niente meglio e infine la sorpresa perché a tutti e due va peggio.
Karl Kraus

A sfavore della guerra si può dire: essa rende stupido il vincitore e cattivo il vinto. A favore della guerra: essa imbarbarisce con entrambi i suddetti effetti, rendendo così più naturali; essa rappresenta per la civiltà il letargo o l’inverno, l’uomo ne esce più forte per il bene e per il male.
Friedrich Nietzsche

Disprezzo profondamente chi è felice di marciare nei ranghi e nelle formazioni militari al seguito di una musica: costui solo per errore ha ricevuto un cervello; un midollo spinale gli sarebbe più che sufficiente. Bisogna sopprimere questa vergogna della civiltà il più rapidamente possibile.
Albert Einstein

Credo che alla fine del mondo, nel momento dell’eterna armonia, qualcosa di sublime accadrà, qualcosa che sazierà ogni cuore, che placherà ogni sdegno, qualcosa che sanerà tutte le malvagità degli uomini, tutto il sangue versato. Allora si potrà perdonare; allora potrà spiegarsi tutto quello che è accaduto tra gli uomini.
F. Dostoevskij

Pensieri sulla guerra
Pensieri sulla guerra

Lo Stato in guerra si permette tutte le ingiustizie, tutte le violenze, la più piccola delle quali basterebbe a disonorare l’individuo. Esso ha fatto ricorso, nei confronti del nemico, non solo a quel tanto di astuzia permessa, ma anche alla menzogna cosciente e voluta, e questo in una misura che va al di là di tutto ciò che si era visto nelle guerre precedenti. Lo Stato impone ai cittadini il massimo di obbedienza e di sacrificio, ma li tratta da sottomessi, nascondendo loro la verità e sottomettendo tutte le comunicazioni e tutti i modi di espressione delle opinioni ad una censura che rende la gente, già intellettualmente depressa, incapace di resistere ad una situazione sfavorevole o ad una cattiva notizia. Si distacca da tutti i trattati e da tutte le convenzioni che lo legano agli altri Stati, ammette senza timore la propria rapacità e la propria sete di potenza, che l’individuo è costretto ad approvare e a sanzionare per patriottismo.
Sigmund Freud

Quando gli uomini vengono incitati alla guerra, è possibile che si destino in loro un’intera serie di motivi consenzienti, nobili e volgari, alcuni di cui si parla apertamente e altri che vengono taciuti. Non è il caso di enumerarli tutti. Il piacere di aggredire e distruggere ne fa certamente parte; innumerevoli crudeltà della storia e della vita quotidiana confermano la loro esistenza e la loro forza. Il fatto che questi impulsi distruttivi siano mescolati con altri impulsi, erotici e ideali, facilita naturalmente il loro soddisfacimento.
Sigmund Freud, Perché la guerra?, 1932 (carteggio con Albert Einstein).

Ho parlato sinora soltanto di guerre tra Stati, ossia di conflitti internazionali. Ma sono perfettamente consapevole del fatto che l’istinto aggressivo opera anche in altre forme e in altre circostanze (penso alle guerre civili, per esempio, dovute un tempo al fanatismo religioso, oggi a fattori sociali; o, ancora, alla persecuzione di minoranze razziali). Ma la mia insistenza sulla forma più tipica, crudele e pazza di conflitto tra uomo e uomo era voluta, perché abbiamo qui l’occasione migliore per scoprire i mezzi e le maniere mediante i quali rendere impossibili tutti i conflitti armati.
Albert Einstein, Perché la guerra?, 1932 (carteggio con Sigmund Freud).

C’è la grande, silenziosa, continua battaglia: la battaglia tra lo Stato e l’Individuo; tra lo Stato che chiede e l’Individuo che cerca di evadere le sue richieste. Perché l’individuo, lasciato a se stesso, a meno che sia un santo o un eroe, si rifiuta sempre di pagare le tasse, obbedire alle leggi, o andare in guerra.
Benito Mussolini

Nel protestare contro una guerra, possiamo credere di essere una persona pacifica, un vero rappresentante della pace, ma questa nostra presunzione non sempre corrisponde alla realtà. Osservando in profondità ci accorgiamo che le radici della guerra sono presenti nel nostro stile di vita privo di consapevolezza. Se noi non siamo in pace, non possiamo fare niente per la pace.
Thich Nhat Hanh

Riflessioni e idee sulla guerra
Riflessioni e idee sulla guerra

Il vero danno è fatto da quei milioni di persone che vogliono “sopravvivere”. Gli uomini onesti che vogliono solo essere lasciati in pace. Quelli che non vogliono che la loro piccola vita sia disturbata da qualcosa di più grande di loro stessi. Quelli che non prendono posizione né sposano cause. Chi non misura le proprie forze, per paura di entrare in conflitto con le proprie debolezze. Chi non ama agitare le acque o farsi nemici. Coloro per cui la libertà, l’onore, la verità e i principi sono solo teorie. Quelli che vivono in sordina, si accoppiano in sordina, muoiono in sordina. È l’approccio riduzionista alla vita: se vivi “in piccolo”, avrai tutto sotto controllo. Se non fai rumore, l’uomo nero non ti troverà. Ma è tutta un’illusione, perché anche loro muoiono, quelle persone che avvolgono il loro spirito in piccole palline per essere al sicuro. Al sicuro? Da cosa? La vita è sempre sull’orlo della morte; le strade strette conducono allo stesso luogo dei viali larghi, e una candela debole si spegne proprio come una torcia fiammante. Scelgo io il modo in cui bruciare.
Sophie Scholl, decapitata dai nazisti il 22 febbraio 1943 a 21 anni

Ai popoli che diventano fiacchi e miserabili si può consigliare come rimedio la guerra, nel caso cioè che essi vogliano ad ogni costo continuare a vivere : giacché esiste per la tisi dei popoli anche una cura della brutalità. Ma l’eterno voler vivere e non saper morire è già di per sé un segno di senilità del sentimento: quanto più pienamente e validamente si vive, tanto più presto si è pronti a sacrificare la vita per un unico sentimento buono. Un popolo che viva e senta così non ha bisogno delle guerre.
Friedrich Nietzsche

La guerra è di somma importanza per lo Stato: è sul campo di battaglia che si decide la vita o la morte delle nazioni, ed è lì che se ne traccia la via della sopravvivenza o della distruzione. Dunque è indispensabile studiarla a fondo… Chi è veramente esperto nell’arte della guerra sa vincere l’esercito nemico senza dare battaglia, prendere le sue città senza assieparle, e rovesciarne lo Stato senza operazioni prolungate… Chi non ha conosciuto a fondo i mali di una guerra, non saprà neppure mai valutare correttamente i vantaggi che se ne traggono… Ciò che da valore alla guerra, è la vittoria. Quando la guerra dura troppo a lungo, le armi si spuntano e il morale si deprime… La guerra si fonda sull’inganno… In guerra, disporre unicamente di un esercito numeroso non rappresenta di per sé un vantaggio. Ricordati di non agire mai facendo affidamento soltanto sulla semplice forza del numero… L’Arte della Guerra consiste nell’essere sempre al corrente della situazione del nemico, in modo da poter decidere a ragion veduta sul combattimento… L’obbiettivo essenziale della guerra è la vittoria, non le operazioni prolungate… La velocità di chi è abile nell’Arte della Guerra è fulminea, e il suo attacco è assolutamente preciso.
Sun Tzu, L’arte della guerra, ca. V sec. a.e.c.

Le vittorie ottenute dai maestri nell’Arte della Guerra non si distinguono né per l’uso della forza, né per l’audacia. I loro successi in guerra non dipendono dalla fortuna. Perché per vincere basta non commettere errori. “Non commettere errori”, vuol dire porsi in condizione di vincere con certezza: in questo modo, si sottomette un nemico già vinto. Perciò, il generale esperto crea situazioni grazie alle quali non potrà essere battuto, e non si lascia sfuggire alcuna occasione di porre in condizioni di inferiorità il nemico… Non illuderti che il nemico possa non venire, ma tieniti sempre pronto ad affrontarlo. Non illuderti che il nemico non ti attacchi, ma fai piuttosto in modo di renderti inattaccabile. È una regola fondamentale dell’Arte della Guerra… Non vi è mai stata una guerra protratta a lungo nel tempo della quale un paese abbia tratto vantaggio.
Sun Tzu, L’arte della guerra, ca. V sec. a.e.c.

Pensieri e riflessioni sulle guerre
Pensieri e riflessioni sulle guerre

Duemila anni di cristianità e che abbiamo ottenuto? poliziotti che cercano di tener insieme una merda che va putrefazione, e che altro? guerre a non finire, bombardamenti, grassatori per le strade, rapine, gente accoltellata, tanti pazzi che ne hai perduto il tonto, non ci fai più caso lasci che vadano in scorribanda per le strade, in divisa poliziotti oppure no.
Charles Bukowski

Io non credo che possa finire. Ora che ho visto cos’è guerra, cos’è guerra civile, so che tutti, se un giorno finisse, dovrebbero chiedersi: – E dei caduti che facciamo? perché sono morti? – Io non saprei cosa rispondere. Non adesso, almeno. Né mi pare che gli altri lo sappiano. Forse lo sanno unicamente i morti, e soltanto per loro la guerra è finita davvero.
Cesare Pavese

Alla pace con gli arabi si potrebbe arrivare solo attraverso una loro evoluzione che includesse la democrazia. Ma ovunque giro gli occhi e li guardo, non vedo ombra di democrazia. Vedo solo regimi dittatoriali. E un dittatore non deve rendere conto al suo popolo di una pace che non fa. Non deve rendere conto neppure dei morti. Chi ha mai saputo quanti soldati egiziani son morti nelle due ultime guerre? Solo le madri, le sorelle, le mogli, i parenti che non li hanno visti tornare. I capi non si preoccupano neanche di sapere dove sono sepolti, se sono sepolti. Noi invece…
Golda Meir

Sun Tzu ha detto che se ti siedi vicino al fiume abbastanza a lungo, vedrai galleggiare i corpi dei tuoi nemici. La chiave è “abbastanza a lungo”. Se vivi abbastanza a lungo, devi essere il sopravvissuto… se guardi al debito in sofferenza dove abbiamo iniziato nel 1988, potrei dirti chi era il nostro concorrente numero uno ogni anno fino al 1995 e nessuno è un concorrente principale oggi. E non è per quello che abbiamo fatto; tutto ciò che abbiamo fatto è stato esibirci in modo coerente. Hanno fatto schifo. Sembra riduttivo dirlo, ma il primo requisito per il successo è la sopravvivenza… Howard Marks

I nativi americani erano molto simpatici, ma avevano troppo territorio per le loro esigenze, e sappiamo che fine hanno fatto; alla stessa stregua i russi hanno molte materie prime, troppe per le loro esigenze, e mi auguro che il mondo senziente sappia regolarsi in proposito, non come quando stupidamente non agevolò il lavoro dei grandi zii. A buon inteditor poche parole.
Carl William Brown

Per chi non lo avesse ancora capito confermo di essere un liberista alla Crowley, favorevole alla libera vendita di tutte le droghe, di tutti i tipi di veleno, di tutte le armi, e poiché secondo me non esiste alcun reato, fatta eccezione per gli abusi della stupidità, confermo anche di essere un sostenitore dell’omicidio, come una delle belle arti! Per quanto riguarda poi le prigioni, non dovrebbero proprio esistere, solo alberghi e resorts turistici, così si potrebbero ospitare anche più immigrati, alla faccia di tutti quegli stronzi che popolano la nostra penisola! Per i soldi non ci sono problemi, basterebbe aumentare il nostro debito pubblico e magari fare una santa alleanza con la Grecia, rinomata patria di tutto il pensiero filosofico occidentale! Se qualche d’uno non fosse d’accordo con le mie teorie, che scateni pure una bella guerra, in fin dei conti la sola igiene del mondo!
Carl William Brown

Riflessioni critiche sulla guerra
Riflessioni critiche sulla guerra

La guerra è la madre di tutte le cose, come sosteneva giustamente Eraclito, nulla più che un gioco crudele, per cui non mi stupisce più di tanto che dei terroristi ammazzino dei nemici, militari o civili non fa molta differenza, combattono per guadagnare qualcosa, denaro, potere e territorio, mentre la religione è solo una banale motivazione di facciata, e il più delle volte pagano le loro maldestre azioni con la morte, che mi sembra un’ottima e giusta ricompensa. La cosa invece che mi lascia allibito ed esterefatto è come sia possibile che un manipolo di deficienti, solo perché sono abili in qualche sport, o in qualche stupida professione, possano guadagnare finanche svariati milioni di dollari, alla faccia di miliardi di persone che vivono in miseria e talvolta crepano pure di fame. Purtuttavia la maggior parte della gente comune, quella più ridicola per intenderci, anche se ha un minimo di istruzione conformista e subalterna all’autorità costituita, considera dei beniamini o degli idoli il gruppetto di imbecilli di cui sopra, mentre si scandalizza e teme per la propria incolumità quando viene informata delle azioni dei guerriglieri. Morale della favola, la trivialità è il nucleo fondante della nostra mediocre umanità.
Carl William Brown

La guerra è una cosa atroce e questa barbarica e disumana invasione dell’Ukraina ha dimostrato ancora una volta la ferocia e la stupidità del potere e di chi lo detiene in modo assolutistico. Le varie nazioni dispongono di migliaia di bombe nucleari, tuttavia si dice che non vogliano usarle in quanto troppo distruttive per la nostra specie. Anche in questo caso viene dimostrata ancora una volta l’imbecillità dei governanti della terra, che sprecano enormi risorse per uno scopo assolutamente folle e che per di più non vuole nemmeno essere perseguito. In ogni caso, quando uno di questi coglioni vuole essere più prepotente degli altri, e pretende di struggere un’intera nazione, arrogandosi anche il diritto di essere dalla parte della ragione, è un sacrosanto dovere di tutti contrastarlo in ogni modo fino a redimerlo o al contrario distruggerlo definitivamente. Infine, nell’eventualità che scoppiasse una guerra allargata, con l’impiego anche di armi nucleari, non vedo dove stia il problema, da buon nichilista penso che il potere in ogni sua forma, soprattutto quella dittatoriale, debba essere eliminato, con tutti i mezzi tecnologici a disposizione e con esso anche chi lo sostiene, direttamente o indirettamente. Penso infatti che l’umanità non abbia bisogno di tutte quelle teste di cazzo in uniforme che vivono sulla terra e neppure di chi li comanda, inoltre credo anche fermamente che l’universo possa benissimo fare a meno di noi, e persino la terra finalmente sarà una volta per tutte, forse, liberata dalla nostra inutile e nefasta presenza. Se poi la razza umana nonostante tutto credesse invece più opportuno non suicidarsi e continuare a giocare alla guerra in modo tradizionale, non posso far altro che concludere confermando ancora una volta e per sempre la sua estrema stupidità.
Carl William Brown
P.S. A beneficio di qualche mentecatto ambasciatore di qualche merdosa nazione che vuole sostenere e difendere i suoi fognosi e atroci datori di lavoro, ricordo che questa riflessione non è certamente né un’istigazione alla violenza, né un’apologia di reato, ma al contrario è un consiglio a tutti gli uomini di buona volotà per il possibile raggiungimento della completa pacificazione del nostro pianeta.
Carl William Brown

Non credo affatto che la guerra sia soltanto colpa dei grandi uomini, dei governanti e dei capitalisti. No, la gente comune la fa altrettanto volentieri, altrimenti i popoli si sarebbero rivoltati da tempo. C’è negli uomini un impulso alla distruzione, alla strage, all’assassinio, alla furia, e fino a quando tutta l’umanità, senza eccezioni, non avrà subito una grande metamorfosi, la guerra imperverserà: tutto ciò che è stato ricostruito o coltivato sarà distrutto e rovinato di nuovo; e si dovrà ricominciare da capo.
Anna Frank, Diario, 1942/44 (postumo 1947)

Carl William Brown
Carl William Brown

Guerra La stupidità non ha limiti. Ma se ne avesse, uno dei maggiori starebbe sicuramente nella credenza che le guerre si combattono per elevate motivazioni: etniche, religiose, politiche, ideologiche, filosofiche, persino etiche. D’altronde, se così non fosse, sarebbe difficile riuscire a convincere non solo gli stupidi, ma anche quelli che lasciati a sé stessi non lo sarebbero, a combatterle volontariamente ed entusiasticamente. Ma per decostruire le grandi stupidaggini ci vogliono grandi intelligenze. Nel caso specifico, quelle dei due premi Nobel per l’economia Clive Granger e Robert Engle, che hanno studiato l’andamento degli indicatori economici nel tempo: sia discreti, come il reddito, i consumi e gli investimenti, sia continui, come i prezzi e i tassi di scambio. E hanno scoperto che ci sono correlazioni nascoste fra questi fattori. Ad esempio, i picchi dei mercati statunitensi sono risultati legati alle guerre combattute in Corea, Vietnam, Panama, Iraq e Afghanistan, a riprova del fatto che la guerra è solo una continuazione dell’economia con altri mezzi. Dunque, come ha notato Granger, se volessimo eliminare la guerra dovremmo riuscire a rendere la pace altrettanto redditizia dal punto di vista economico.
Piergiorgio Odifreddi

L’atroce gioco della guerra è la caccia delle cacce, la sfida delle sfide, la scommessa delle scommesse. La caccia all’Uomo, la sfida alla Morte, la scommessa con la Vita. Eccessi di cui il vero soldato ha bisogno… Ogni nostro gesto è un atto di guerra. Ogni nostra azione quotidiana è una forma di guerra che esercitiamo contro qualcuno o qualcosa… La guerra non è una maledizione insita nella nostra natura: è una maledizione insita nella Vita. Non ci si sottrae alla guerra perché la guerra fa parte della Vita.
Oriana Fallaci

Tanti italiani non apprezzano la resistenza Ukraina, né vedono di buon occhio la guerra con la russia, abituati da sempre ad agire come pecore, e ad essere sottomessi agli stranieri, avrebbero preferito che questo fiero popolo si arrendesse subito, per creare meno problemi a tutti. La cosa che non hanno capito, e che tanti intellettuali, più imbecilli che pensatori, non tollerano, è che evidentemente i combattenti e la popolazione Ukraina preferiscono morire che finire sotto il dominio del lurido putrido e dei suoi scagnozzi. In tanti ripetono che sarà un massacro, e che l’Ukraina non ha nessuna probabilità di vincere, questo può essere molto probabile, come del resto sarà molto facile che la guerra, la guerriglia, le sanzioni, le azioni terroristiche, le ripercussioni economiche nel mondo intero, e le critiche culturali che ne seguiranno, dureranno molto a lungo, anche perché c’è gente disposta anche a finanziarle e a sostenerle. Inoltre c’è poi da considerare il fatto che la guerra possa espandersi e riesca a coinvolgere finalmente anche il territorio russo, in modo tale che anche questa miserabile nazione possa scoprire i piaceri della guerra, finanche nucleare. Certo sarebbe un vero disastro per tutti, ma, ahimè, forse sarebbe la volta buona per riuscire a ridurre un poco la popolazione mondiale, vero cancro del nostro pianeta e grande feritlizzante della stupidità universale.
Carl William Brown

Göring: Ovviamente la gente non vuole la guerra. Perché un qualche poveraccio d’una fattoria dovrebbe voler rischiare la propria vita in una guerra quando quel che può ottenerne nel migliore dei casi è di tornare vivo alla sua fattoria? Naturalmente la gente comune non vuole la guerra; né in Russia né in Inghilterra né in America, né, per quel che conta, in Germania. Questo è chiaro. Ma dopotutto sono i leader di un Paese che ne determinano la politica ed ogni volta è solo questione di portare il popolo dove lo si vuole, ciò è sempre vero, in una democrazia come in una dittatura fascista, in presenza d’un Parlamento o in una dittatura comunista.
Gilbert: Una differenza c’è. In una democrazia il popolo ha una voce nelle decisioni politiche attraverso i rappresentanti che ha eletto, e negli Stati Uniti solo il Congresso può dichiarare guerra.
Göring: Oh, sì tutto ciò è splendido, ma voce o non voce, il popolo può sempre essere sottomesso al volere dei leader. È facile. Tutto ciò che devi fare è dir loro che sono sotto attacco e denunciare i pacifisti per la loro mancanza di patriottismo che non può che mettere a rischio il Paese. Funziona allo stesso modo in qualunque nazione.
Hermann Göring, 1946

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