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Morale degli schiavi

Morale degli schiavi

La moderna morale degli schiavi
La moderna morale degli schiavi

Morale degli schiavi. Realtà, cultura, informazione e quindi per l’appunto la morale degli schiavi. Un articolo di una vasta serie su queste tematiche di Carl William Brown.

Senza “cultura etica” non c’è salvezza per l’umanità.
Albert Einstein

La responsabilità di chi scrive in quanto agente morale è cercare di portare la verità intorno a questioni che hanno significato per l’uomo rivolgendosi a un uditorio che può fare qualcosa in relazione ad esse. Una simile proposta sembra talmente di buon senso che risulta difficile immaginare qualcosa di meno controverso.

Purtroppo le cose non stanno così, per una semplice ragione: la pratica ordinaria delle comunità intellettuali alle quali (più o meno apparteniamo), di fatto respinge con notevole fervore e passione questo principio morale. Può darsi che, sotto questo aspetto, siamo sprofondati ai livelli storicamente più bassi quando si faccia valere il naturale metro della comparazione tra pratica ordinaria e opportunità disponibili.
Noam Chomsky

La moralità signore-servo è un tema centrale nelle opere del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche, in particolare nella Genealogia della morale. Nietzsche sosteneva che vi erano due tipi fondamentali di moralità: la morale del signore e la morale del servo. La moralità del padrone pesa azioni su di una scala di conseguenze buone o cattive, a differenza della morale dello schiavo, che pesa le azioni su una scala di intenzioni buone o cattive. Ovviamente ciò che Nietzsche intende per “moralità” si discosta parecchio dalla comune comprensione di questo termine.

Secondo Nietzsche, la lotta fondamentale tra le culture è sempre stata quella tra la cultura romana (conquistatore, forte) e quella giudea (servo, debole). Egli condanna il trionfo della morale degli schiavi in Occidente, dicendo che il movimento democratico è la “degenerazione collettiva dell’uomo”. Nietzsche afferma che il nascente movimento democratico del suo tempo era sostanzialmente servile e debole. Nietzsche vede dunque  la democrazia e il cristianesimo come lo stesso impulso castrante che ha cercato di rendere tutti uguali, di rendere tutti degli schiavi, e questo naturalmente è il pericolo più imminente della società moderna.

E’ innegabile che oggi il mondo vive la realtà quasi più attraverso la sua rappresentazione virtuale che non attraverso una propria coscienza critica ed autonoma, questo comporta anche che l’eccesso di informazione di un certo tipo veicolata ad ogni costo crei un disinteresse generale nei confronti di ogni cosa, in primo luogo della nostra umanità.

Come già scriveva C.Wright Mills, ciascun individuo non è che un atomo isolato che reagisce da solo agli ordini e alle suggestioni dei mezzi di comunicazione di massa monopolizzati, quindi ha dei valori generalizzati, costruiti ad arte e facilmente suggestionabili e modificabili secondo le esigenze del momento, del mercato e dello sfruttamento. Il consumatore quindi non è il vero sovrano di questo mondo, come l’industria culturale vorrebbe far credere, ma ne è invece l’oggetto, lo schiavo, lo zimbello, pronto a recepire e a digerire qualsiasi ordine, qualsiasi scemenza, qualsiasi nefandezza, anche se magari non ne è completamente cosciente e quindi colpevole. (Si Veda Adorno)

Mi basterà citare ad esempio poche righe di riflessioni tratte dal bel libro di Bruno Bettelheim, Il cuore vigile: “In ogni società le forze dell’ambiente possono sembrare schiaccianti per la pressione che esercitano e per la loro complessità, reale o immaginaria che sia. A ciò si aggiungano, grazie alla tecnica moderna, la debolezza fisica dell’uomo in confronto della potenza delle macchine; l’importanza trascurabile della sua persona in un processo che ne richiede altre centinaia per ottenere e distribuire il prodotto finito e la sua sostituibilità, non soltanto alla catena di montaggio, ma spesso anche nei grandi laboratori di ricerca; si tratta solo di alcuni esempi delle limitazioni che l’autonomia individuale subisce nel processo globale di produzione.” Bettelheim continua paragonando la vita oppressiva delle società contemporanee ad una forma di lager sottile e spietato, dove l’individuo, sottomesso in un’atmosfera darwinistica a gerarchie spesso stupide e inconsapevoli, non può far altro che annichilire, che annullarsi. Ed è proprio la complessità del sistema in cui viviamo, dei suoi apparati politici, tecnologici e burocratici, sostiene appunto l’autore, che favorisce massimamente la distruzione della propria personalità, dei propri valori, della propria serenità, delle proprie finalità.

Ormai dunque  tutto viene omogeneizzato, modificato, adattato soprattutto alle esigenze della classe dominante e così anche le idee più diffuse e trainanti guarda caso sono proprio quelle della parte più ricca e più potente della società che grazie alle sue meraviglie tecnologiche si guadagna ogni giorno più facilmente il suo indispensabile consenso. I nuovi poteri si aggiungono così a quelli più tradizionali e li integrano rafforzandoli, talvolta persino sostituendoli. A tutto ciò non poteva mancare una piccola risposta del Daimon Club, che si limiterà soltanto a mettere in evidenza alcune notizie ed informazioni essenziali e curiose, ma che aspirano a far crescere nel lettore una chiara consapevolezza della realtà in cui ci stiamo muovendo, una realtà dove i fatti non sono separati dalle opinioni, ma invece si integrano proprio per aiutare a meglio formare le nostre idee, i nostri giudizi, ed i nostri comportamenti.

E non dimentichiamoci mai che come ha giustamente sottolineato Bruno Ballardini l’esposizione a una quantità crescente di messaggi fa decrescere in misura logaritmica inversa le nostre difese immunitarie verso il virus della stupidità e quindi oggi più che mai dobbiamo sempre fare attenzione perché come rileva Giuliano Spirito: “L’abbondanza di informazioni può rovesciarsi nel suo contrario: infatti non basta avere l’accesso teorico ad una informazione, occorre anche che tale informazione sia effettivamente fruibile. E dunque la possibilità di attingere ad una massa sterminata di informazioni rischia addirittura di impedirci di fatto di utilizzarne anche solo una parte. Come avviene appunto agli “esploratori” della Biblioteca, (quella di Babele di J.L. Borges) condannati ad un destino di sconforto e frustrazione.

Certamente non è per tutti così, ad esempio per chi con la cultura e l’informazione ci marcia le cose invece vanno a gonfie vele, cospicui stipendi, svariati lavori, molteplici incarichi, innumerevoli consulenze, una vita da opinion leaders insomma. A loro dunque, a chi li segue e purtroppo non li persegue voglio dedicare in conclusione questa storiella, molto divertente e significativa. In una commedia di Aristofane, senza dubbio uno degli autori satirici greci più famosi, pungenti, ironici, critici e corrosivi, Prossàgora, una dama di idee molto avanzate, così si esprime: ” A mio avviso, conviene porre in comune tutte le sostanze, unificare tutte le fonti di guadagno si che ognuno possa trarne vitto e beneficio. Non voglio che uno possegga quattrini a palate ed un altro viva miseramente, che uno abbia immense proprietà terriere e una folla di schiavi ai suoi ordini ed un altro neppure uno per accompagnarlo. Io, invece, voglio accomunare la vita di tutti, voglio eguali diritti per tutti”. Ma a questa tirata qualcuno obietta: ” E chi eseguirà i lavori?”, “Gli schiavi !”, è la risposta. E’ inutile dire che da questa visione del mondo, egalitaria, libertaria, progressista, civile, democratica e filantropica, hanno tratto grandi insegnamenti i politici, i galantuomini e i sicofanti del potere di tutti i tempi.
Carl William Brown

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