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Umorismo esistenziale

Umorismo esistenziale

L'arte umoristica di esistere
L’arte umoristica di esistere

Umorismo esistenziale, un articolo tratto dalla tesi di Carl William Brown su George Mikes e l’umorismo che mette in evidenza l’arte di esistere dell’umorismo.

Qui di seguito, in onore di George Mikes, riporto un breve capitoletto della mia tesi di laurea (ora pubblicata integralmente nel sito umoristico del Daimon Club e disponibile anche in formato E-book alla fine di questo testo) che verteva proprio sull’opera di questo scrittore e si intitola per l’appunto George Mikes e l’umorismo. Da quando ho svolto questo lavoro ho approfondito notevolmente le mie ricerche su tali argomenti, che del resto caratterizzano in un modo o nell’altro tutta la mia produzione e che costituiranno prima o poi del valido materiale di pubblicazione.

Carl William Brown’s thesis about George Mikes and the humor phenomenon constitutes a deep and very articulated essay on the humor themes and besides it results to be a vast panorama on the whole literary work of George Mikes, an author that has written up to 37 books which have sold million of copies all around the world. The publication online of this university dissertation intends to be a homage to the nice Hungarian author that wrote in English, and wants to be an ulterior stimulus for all those people who are interested in this mysterious subject.

This work is substantially a bilingual text, even if unfortunately its main structure is in Italian. Anyway the English readers can taste all George Mikes’ literary passages, but of course if they don’t know the Italian language they will lose the critical discourse about the author and about the humor philosophy. And this is also the reason why we are going to offer the text to different publishers either Italians or not, in order to ask them to translate the whole work and put it on the world wide book market.

The fool doth think he is wise, but the wise man knows himself to be a fool.
William Shakespeare, As You Like It (1623).

In tristitia hilaris, in hilaritate tristis.
Motto di Giordano Bruno e di Carl William Brown

Il comico è giustiziere, ridimensiona uomini e istituzioni, demistifica, riveste funzione di critica sociale eccetera eccetera. Ma del pari: il comico è strumento di conservazione, diverge le energie contestatarie, acquieta le irritazioni, i grandi rivoluzionari non sapevano ridere, e guai se si fossero fermati a ridere… È piuttosto comico che un fenomeno sociale di tali dimensioni appaia così ambiguo e contraddittorio: tutti ridono ma non si sa se faccia bene o male.
Umberto Eco

Lo humor è il comico che ha perso la pesantezza corporea e mette in dubbio l’io e il mondo e tutta la rete di relazioni che li costituiscono.
Italo Calvino

L’animale della terra che soffre di più fu quello che inventò il riso.
F. Nietzsche

Per me la satira è una valvola di sfogo per il malcontento della gente, la mia funzione è quella di additare gli scompensi, le contraddizioni che ci sono nel governo e anche nelle opposizioni. In questo senso, certo, è omogenea al sistema.
Pier Francesco Pingitore

Per ironia si intende qui quello stato dello spirito cui si arriva quando, dopo avervi meditato e studiato, cercato e vissuto, si viene a scoprire che il gran Problema della nostra più profonda anima: il Senso dei Sensi, non era altro che un Nonsenso.
Ardengo Soffici

In Inghilterra l’ironia, precisa, puntuale, penetrante, ha un tono aristocratico, tranne in certi personaggi secondari di Shakespeare. Questo spiega il carattere raffinato e stylé della commedia inglese. In Francia la comicità è tutta borghese, di stampo teatrale (il vaudeville). In Italia c’è questa vena popolare, che è sanguigna, violenta, grassa, sbracata e quindi anche volgare.
Mario Monicelli

UN’ARTE DI ESISTERE

Come abbiamo visto non siamo in presenza di una semplice letteratura di evasione, che sfrutta le possibilità umoristiche del linguaggio solo per divertire e dobbiamo necessariamente ammettere che gli scritti di Mikes sono una via di mezzo tra la miglior letteratura sapienzale dell’antichità e la moderna saggistica sociologica, il tutto ovviamente condotto con uno stile raffinatamente umoristico.

L’autore si rivolge in prima persona al lettore e gli parla come se stesse conversando con lui, da amico, e gli espone il suo pensiero, le sue opinioni, le sue convinzioni; non vi è comunque nessuna forma di fanatismo nei suoi discorsi e le sue speculazioni sono in ogni caso rivolte a diffondere una certa sensazione di tranquillità e serenità.

Mikes osserva attentamente le vicende umane e non crede all’intervento provvidenziale di alcuna divinità, né tantomeno né ipotizza l’esistenza; vi è nel suo pensiero la certezza, forse errata, che la vita non conduca da nessuna parte, e da spirito sincero e schietto, lo ribadisce a chiare lettere in più occasioni:

“Luckily, I can answer some of the most tormenting questions of philosophy. 1) What is the aim of life? The answer is: nothing. 2) What happens to us after death? The answer again: nothing. Let me explain. Life has no universal aim. We are not here to celebrate the Glory of God. We have not been created ad majoram Dei gloriam. God cannot be quite so modest as to find the performance of humanity the proof of final glory and majesty. But if life has no universal aim, it does have, it should have, a specific aim. The aim of your life is what you make it to be. (How to be a Guru. pp.105)

Dal nulla esistenzialistico, che è il termine ultimo della filosofia di Mikes, e che rende dunque la vita assurda ed anche ridicola, egli passa attraverso l’accettazione stessa di questa realtà a considerare ugualmente in senso positivo la vita, intesa come entità da essere vissuta nel miglior modo possibile, lucidamente, umanamente, ricercando una felicità terrena ed eliminando l’angoscia, il dolore e la paura. Ed è proprio per questo che egli si impegna per diffondere una miglior capacità critica nell’uomo, affinchè egli possa rendersi conto di una realtà oggettiva, e la affronti in modo concreto, senza modelli interpretativi illusori.

Mikes cerca dunque di dissuadere i propri lettori dal credere in false divinità, e li invita a non crearsi alcun idolo, né metafisico, né terreno, e a dubitare di tutte le forme di mistificazione.

George Mikes e l'umorismo
George Mikes e l’umorismo

Da qui nasce la sua critica e la sua azione di degradazione nei confronti della religione e di tutte quelle autorità costituite che non tengono conto dei diritti, delle esigenze e dell’umanità della specie, ma ne sfruttano solo le risorse per un loro esclusivo ed egoistico interesse. ” I believe in Pure Logic. I believe in the Sanctity of Reason. I loathe all superstition… If someone wishes to believe that God created humanity as the crowning glory of the Universe, if he wishes to believe that nothing matters in those many thousand million years through which the Universe existed than those two million or so years during which a species which calls itself Homo sapiens has graced and will continue to grace ( or disgrace ) a provincial planet, let him do so. (How to be a Guru. pp. 32-33 )

Credendo nella pura logica e nella forza razionale dell’uomo, Mikes segnala tutti i vizi e le incongruenze dell’essere umano e si prodiga per la diffusione della libertà individuale e per l’acquisizione di una più profonda consapevolezza.

L’uomo deve diventare più responsabile, più autonomo e non deve uniformarsi pedissequamente nel seguire stupidi comportamenti, ma deve ogni volta considerare le vicende ed agire conseguentemente nel migliore dei modi.

L’autore cerca perciò di diffondere un sostanziale equilibrio, invita a fuggire tutti gli eccessi, a vivere umilmente e modestamente, senza inseguire falsi miti e idoli nefasti. Egli crede nella molteplicità delle differenze e nella pluralità delle esperienze, sempre che naturalmente possano insegnare qualcosa di positivo; non è comunque un fervido sostenitore di alcuna ideologia, ma da vero intelletuale indipendente crede nei valori di uguaglianza, libertà e fratellanza, che dovrebbero essere i capisaldi dell’agire umano e che vengono invece troppo spesso dimenticati.

In tale contesto si fa strada l’umorismo che diventa mezzo per diffondere il buon senso, aiutare gli individui a fuggire tutte le interpretazioni univoche e a combattere ogni forma di prepotenza. L’umorismo come approccio disincantato all’esistenza, sussidio alla comprensione e alla sopportazione delle bizzarre evoluzioni del divenire.

Umorismo come filosofia di vita, strumento critico e conoscitivo da una parte, antidoto terapeutico contro l’angoscia dell’essere dall’altra.

Umorismo come elemento tipico della specie umana, perchè basato sulle complesse funzioni del linguaggio e dell’intelletto, espressione delle enormi capacità dialettiche di un’intelligenza in continua attività. (Le altre specie animali non hanno daltronde bisogno né delle complesse funzioni del linguaggio, né delle capacità strabilianti della ragione, né tanto meno dell’umorismo, poichè anche senza tali magnifiche peculiarità vivono ugualmente bene).

E’ pur vero che noi umani tra i vari mali dobbiamo scegliere il minore e dobbiamo pur credere in qualcosa:

” I am no cynic, and do believe in quite a few things: for example, in the power of books written in London by ex-refugees, I have in mind, primarily, my colleagues Karl Marx and Sigmund Freud, whose works (although more boring than mine) made quite an impression on the world… Natives such as Charles Darwin have sometimes done quite well, and so have a few outright foreigners, such as Copernicus with his On the Revolution of Heavenly Spheres and Galileo with Siderius Nuncius. All the above writers changed the fate of humanity, the author of the present volume (that’s me) is quite prepared to make a lesser impact. But here it is: a message of hope, of optimism, of making the most of life. Here it is: a thesis that proclaims happiness, or at least contentment, to be within the reach of everyone. One you have grabbed a little contentment, satisfaction, good humour and optimism, do not be ashamed of it, as most intellectuals seem to be, and do not throw it out of the window. But whether you do or not is up to you. I have given my recipe.” (How to be a Guru. pp. 113)

In queste simpatiche frasi finali, si avverte l’estrema fiducia che Mikes, come Prospero, riveste nella letteratura e nell’opera onesta di tutti quegli individui che si prodigano seriamente e sinceramente per il benessere dell’umanità. Anche lui ha cercato di fare lo stesso, ovviamente nei limiti delle proprie capacità e secondo il mio umile parere penso che abbia fatto un ottimo lavoro, degno nel suo genere delle migliori opere di tutti i tempi.

Concludendo possiamo affermare che coltivando l’umorismo Mikes ha coltivato un’arte di esistere e filantropicamente l’arte di aiutare ad esistere.

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